middlemarch

Quelli che ci portarono Edipo in casa e Narciso nello specchio del bagno


Ieri ho visto A dangerous method e devo dire che non mi è dispiaciuto. Tenuto conto che di norma Cronemberg mi dà l'ansia, e la Knightley mi urta il sistema nervoso fino alle fibre corticali più intime, non mi pare un cattivo risultato. Date le premesse, non ero sicura che sarei andata a vederlo, e se alla fine ho deciso di farlo c'è un solo motivo. Perché si parlava di Freud e di Jung. Oltre che della Spielrein, che anche lei, nel suo genere, era una tipa interessante.Comunque, nel complesso il film mi ha suggerito due riflessioni:1. Considerando il livello di repressione integrale che veniva imposto alle donne, per lo meno al di sopra di una minima soglia di livello sociale, io non mi soprendo che ci fossero molte isteriche. Mi sorprendo che non fossero tutte isteriche. Dalla prima all'ultima. 2. Al posto della Speilrein, e ammettendo che Jung assomigliasse davvero a Fassbender - cosa che le foto d'epoca confermano - avrei provato a scoparmelo anch'io. Non tanto perché lo trovi particolarmente attraente. Proprio solo per togliermi il gusto di cancellargli quell'espressione dalla faccia. Quel viso da cloroformio. Quell'assenza di partecipazione da impresario di pompe funebri. Al limite anche solo per vederlo spettinato, ecchecazzo. E' che da sempre faccio una fatica bestiale a conciliare le idee assolutamente eretiche di Jung, con quella faccia svizzera che è la quintessenza svizzera di svizzero tra gli svizzeri. Di fronte alle sue foto - ma anche ieri per tutta la durata del film - mi viene sempre da dirgli: rilassati, Carl. Dài, siediti lì, togli quella scopa dal culo. E smollati una buona volta.Comunque. Una buona occasione narrativa per ribadire che Freud ha avuto i suoi limiti, come qualsiasi altro essere umano. Però cazzo ragazzi se ha rivoluzionato la nostra vita. Tipo la Rete. Ma molto prima dell'html.