middlemarch

Le cose cambiano


Ho passato Natale e Capodanno a Roma. Scoprendo quel che già sapevo con precisa cognizione di causa. E cioé: che in una settimana - se sottoposta ad adeguate sollecitazioni - posso ingrassare 3 chili in scioltezza. Che Roma resta la più bella città del mondo. Che resta anche la più zozza città del mondo. Che è probabilmente la città con la sperequazione più clamorosa tra il potenziale di splendore con cui può tramortirti, e quello di decadenza con cui può annichilirti. Che i romani sono, con considerevole scarto rispetto a qualsiasi altra etnia, i più incredibili stronzi infingardi con cui vale davvero la pena farsi quattro risate in compagnia. Che a Roma ci sono troppi preti. Troppa truzzeria tamarra. Troppo rumore. Troppo traffico. Troppo smog. Troppa, decisamente troppa anarchia. Troppo cinismo. Troppa inconsapevolezza delle proprie miserie tenuto conto che non è Mumbai e non soffre delle stesse limitazioni demografiche e/o metereologiche.Inoltre: che ormai non sono più romana, avendo definitivamente slatentizzato il morbo di Rocco e i suoi fratelli. I romani mi dicono che parlo veneto. E i veneti che parlo romanesco. Risultato: ho perso diritto di cittadinanza in entrambi i comuni perché tutti e due mi rinnegano, malgrado faccia un considerevole sforzo per raddoppiare le 'b' e dimezzare le 'r' quando sono nell'Urbe, e il contrario quando torno in Padania. Pensa te che cacchio mi direbbero se lo sforzo fosse contrario. E questo non mi piace. Però riconosco io per prima che comincio a guidare come una provinciale. Che ho perso il pochissimo senso dell'orientamento che avevo perché vivendo in una città grande come il rione Pigna e Campitelli, chi ha bisogno di sapersi orientare? Basta che giri a destra tre volte e, dovunque sei, ti ritrovi comunque in circonvallazione. Il senso dell'orientamento è uno spreco cognitivo inutile, e la mente non ama gli sprechi.Epperò quando torno a Roma poi mi perdo. E confondo i nomi. Non sono riuscita a farmi uscire di bocca il nome del Palazzaccio, e gli ho affibiato duecento incarichi istituzionali tranne quello che ha (ci vediamo sul lungotevere, dietro aaaaa, eddài, come si chiama? La sede della Consulta, no aspetta, il tribunale regionale? Madonna che è? Dài, aiutatemi: il palazzone mostruoso accanto a Castel Sant'Angelo!). Che è la sede della Cassazione. Ma vattelapesca se m'è venuto in mente. Me l'hanno detto gli altri. Sono diventata un'apolide. Senza diritto di cittadinanza culturale. E sentirsi reietta per colpa di un'immonda porcata di formato e ambizioni mesopotamiche come il Palazzaccio, fa girare le palle. Ma il fatto è che lui è ancora romano. E io no. Ditemi voi se c'è giustizia a questo mondo.