middlemarch

Giov'Anna d'Arco


Ho sentito alla radio una cosa tutto sommato sorprendente. Pare che Anna Tatanagelo a Sanremo abbia smiagolato un ritornello a tema omosessuale, per di più scritto dal fedifrago che per lei ha lasciato la moglie. I cacchi familiari D'Alessio-Tatangelo non mi hanno mai arrapato, ma devo confessare che la scelta del brano - forse esagero, forse sono inopinatamente ottimista - mi tira su di morale.Non per il brano in sè, ovviamente. Da quello che ho sentito mi pare del tutto in linea coi vocalizzi in rima baciata di pochissimo evoluti sotto il profilo antropologico dai tempi di Nilla Pizzi ad oggi. Ma perchè è pur sempre Sanremo. La Mecca reazionaria di beceri e conservatori peninsulari. Dalle canzoni agli ospiti, dalle vallette alle scenografie, dai presentatori agli inviati, nulla lascia trasparire il senso di un'evoluzione di contenuti dai tempi di Tutankamen a oggi. Un evento mediatico nato in avanzato stato di decomposizione che con gli anni non aveva nessuna seria possibilità di migliorare.Malgrado questo la canzoncina sull'omosessualità è passata, per giunta cantata da una che già di suo ha fatto scelte di vita che immagino non suscitino soverchi entusiasmi presso la Conferenza Episcopale Italiana.Ripeto: a rallegrarmene esageratamente mi sa che pecco di eccessivo ottimismo. Ma così, di prima mattina,  tutto considerato la cosa mi ha offerto una gradevole consolazione.