middlemarch

Stato sovrano


Giunge in ufficio una comunicazione dalla massima autorità preposta alla Pubblica Amministrazione presso cui lavoro. A decorrere dal 5 marzo le dimissioni volontarie dovranno essere compilate esclusivamente su modulo adottato con il decreto interministeriale in oggetto. Tale modulo, che dal momento della consegna all’interessato rimane valido 15 giorni, decorsi i quali scade (come uno yoghurt, con cui le analogie sono immediatamente evidenti! Come l’Optalidon! Come il bollo per la patente!), può essere ritirato:Ø      presso i centri per l’impiego,Ø      gli uffici comunali,Ø      le direzioni provinciali del lavoro. Perché ovviamente un foglio di carta normale con su un numero di protocollo non va bene. Non è dignitoso. Capirai, mi sto dimettendo. Vogliamo dare un minimo di solennità a quest’evento, o lo passiamo sotto silenzio come una qualunque cazzata?Lasciamo perdere la bestemmia insolente di vivere in uno Stato che quando deve scegliere se semplificarti la vita o complicartela ha un’opzione sola, ed è sempre quella. La cosa più bella non è questa, è che se non ti attieni al modulo prescritto, le tue dimissioni sono a pena di nullità! Che come concetto è soavemente metafisico, futurista, avrebbe fatto impazzire Marinetti e tutta la sua compagnia di svalvolati che volevano uccidere la luna!Dimissioni a pena di nullità? Che sarebbe cosa? Io me ne resto a casa ma tu ti rifiuti di prenderne atto e mi mandi i carabinieri col pennacchio come Pinocchio? O mi incateni ai radiatori accanto alla fotocopiatrice? Oppure fingi che non sia successo niente e continui a versarmi lo stipendio? O ancora obblighi i colleghi a depositare pratiche sulla mia scrivania desolatamente vuota? Cosa? Cosa significa? Perché dobbiamo vivere in uno Stato che ci tratta costantemente da minorati psichici?Io in questi casi penso sempre a Troisi e Benigni. Quanti siete? Cosa portate? Due fiorini. Ecco. Più o meno, mi pare che siamo ancora lì. Millequattro. Quasi millecinque.