middlemarch

Nessuna alternativa lecita


Se c’è una cosa che davvero mi stende dell’amore è questa: che per quanto credi di conoscerlo, ha sempre un numero nuovo in cartellone.L’hai studiato, sperimentato, magari circoscritto. L’hai assaggiato, bevuto, mangiato. In alcune occasioni l’hai  affrontato in certi corpo e corpo di cui ti rimarranno i segni finchè campi, e in altre l’hai fiancheggiato in parallelo,  molto attenta a non tagliargli la strada, perché quando corri oltre certi limiti sai già che a incrociare una traiettoria c’è solo da farsi male.Ne hai sentito parlare da gente d’esperienza, ne hai letto e studiato. L’hai provato in un’infinita gamma di modalità. Hai ceduto e resistito, ti ha preso per passione o sfinimento, sei morta di desiderio o morta di dolore. Più spesso ancora sei morta di desiderio e morta di dolore. T’ha riempito le giornate e gliel’hai lasciato fare, t’ha svuotato come un cucchiano in una patata al cartoccio, anche se facevi di tutto per resistere. T’ha insegnato tutto, e non hai mai imparato niente. Ecco, quello che mi stende è questo. Che non imparo mai una mazza, e più ne pratico meno riesco a capirlo. Deve essere perché lo faccio con la testa, questo insipida massa di neuroni fatta per servire e a cui attribuiamo responsabilità di comando superiori ai suoi talenti.Deve essere proprio questo, si. Che non c’è niente da capire. L’amore. O c’è o non c’è.