middlemarch

Roma


Vi ho già spiegato la mia personale applicazione della virtus, vero? Quella che a detta di molti sta nel mezzo? Ci dicono che  consiste nel moderare gli eccessi dialettici e di pensiero oltrechè quelli di comportamento, ça va sans dire. Invece io la vedo così: siccome non mi piace indulgere dalle parti dell’aurea mediocritas, preferisco mantenere il mio punto di equilibrio sbracando tramite una regolare rotazione degli eccessi. Una colpo al cerchio, e uno alla botte. Dire una cosa esagerata, e poi l’esatto contrario. Non sarò un modello di coerenza, ma mi diverto molto di più. Senza contare che l’ambivalenza delle cose e la contraddizione con se stessi, a mio modesto parere, rispondono molto di più all'essenza ambigua del reale di quanto non faccia un regime ipocalorico delle idee. Per non parlare del fatto che mi fa sentire femmina, e di un certo livello. Del resto ci vuole un uomo con la sua scarnificata logica aristotelica per avere il coraggio di sostenere che la ragione implica coerenza. Secondo me ci vuole molta più intelligenza a dimostrare che ieri la pensavo diversamente da oggi, e in entrambi i casi ho ragione io. Ma quella è una cosa per cui sono necessari un cervello polifunzionale e un paio di tette. E non è da tutti.Preambolo concluso. Mi serviva per introdurre quella che secondo me è la più bella battuta sulla romanità di tutta la storia del cinema, più probabilmente dell’arte in generale, sebbene in lieve contraddizione con il post precedente. L’ho sentita un milione di anni fa nel film di Fellini, Roma, che è all’incirca del ’72.Ci sono due turiste inglesi di quelle ancora afflitte da passioni senili da Gran Tour, che girano in estasi per la città. A un certo punto attraversono Villa Borghese: un disastro di cantieri aperti e abbandonati, loro però niente, non vedono lo sfacelo, solo l’essenza della bellezza, e continuano a sdilinquirsi su ogni scorcio, ogni pietra, ogni busto di patriota vandalizzato e sporco. Passando accanto a uno scavo con una gru accanto, timidamente si azzardano a chiedere agli operai stravaccati a fumare al sole, se possono farsi issare sul braccio meccanico per poter guardare la città dall’alto. Gli operai acconsentono, le due donne salgono, e mentre il braccio si solleva perdono decisamente la brocca: ohh, chi bello! Si veddono tutti le piazze, tutti le strade, tutti la gente che vanno a lavorare…!E un operaio da sotto con le mani a coppa: a bella, se vedi gente che va a lavora’ nun è Roma. Se vede che a forza de guarda’ lontano stai a vede propio ‘nartra città…!Ecco, Roma effettivamente è così. E’ così. Ed è anche il contrario di così. Se la cosa non vi sta nella stessa frase, se vi pare che pecchi di rigore scientifico, problema vostro. Io sono romana, per giunta femmina. Per capirla non mi serve altro.