middlemarch

Ho bisogno di dolcezza


Si è venuta a creare una brutta congiuntura le cui implicazioni mi causano un certo tremolio alle vene e ai polsi, e non è una situazione che mi piace.La premessa è questa: a quattro chilometri dal paese dove vivo, ce n’è un altro all’incirca delle stesse dimensioni, dove si trova una pasticceria piuttosto famosa da queste parti che da anni allieta le mie giornate, specie quelle tristi e nebulose. Anche se è davvero sperduta in un borgo deserto e abbandonato da Dio, la pasticceria di Marisa è un luogo che vale davvero il viaggio per raggiungerla, perfino se abiti molto lontano da lì. Mi sono resa conto della sua potenza di suggestione il giorno in cui ci ho portato Sandra, la mia amica ginevrina. Perché gli svizzeri sono gente semplice e quadrata, con una visione del mondo piuttosto omogenea e monodimensionale e una scarsa propensione per le metafore complesse. Ma  se c’è una cosa di cui si intendono, sono i dolci e il cioccolato. Malgrado questo, di fronte alla vetrina di Marisa, Sandra è rimasta talmente impressionata che ha voluto scattare delle foto a imperitura memoria. Che sarebbe un po’ come se un brasiliano venisse in Italia e avvertisse l’esigenza di fotografare in azione la squadra della Curtarolese, dove milita mio nipote con risultati che preferire non commentare, per poi mostrare  a casa sua com’è che si gioca veramente a calcio. Sono cose che danno soddisfazione.Per una curiosa ironia della sorte, il centro estetico dove vado da una settimana per tentare di restituire una misura aurea al mio culo, mi è stato suggerito dalla figlia della pasticcera, che lavora lì anche lei, e che da allora si dimostra particolarmente orgogliosa di avermi dato un buon consiglio. Insomma la congiuntura che mi secca alquanto è questa. Io, quando sono a dieta, per lo più mi comporto seriamente. In queste occasioni mi astengo dal recarmi da Marisa con eccessiva frequenza. Anzi, diciamo pure che la evito con scrupolo religioso. Mi è però di grande conforto, soprattutto sotto il profilo psicologico, sapere che comunque lei è lì, e che se per caso dovesse capitarmi una brutta giornata avrei comunque un ricovero morale dove recarmi certa di trovare il consueto sollievo. Per cui è stato con fastidio estremo che oggi ho sentito raccontare da mio marito, che era andato lì senza di me per prendersi del gelato per il pranzo domenicale: gli ho dovuto garantire che lo prendevo solo per me. Non me lo volevano dare. Dice che sei a dieta, e che gelato, per il momento, non se ne parla.    E poi i nichilisti dicono che non c’è circolarità negli eventi, o che manca un cosmico equilibrio nelle metafore esistenziali... Nella vita, a una come me che ha sempre deciso tutto di testa sua soprattutto perché desiderosa di essere l’unica mandante delle sue cazzate, alla fine cos’è che va a capitare? Il pasticcere censore.