middlemarch

O tempora, o mores


C’è un’amenissima intervista della Santanchè più o meno su tutti i quotidiani. Dice che è casta e contenta da più di un anno. E buon per lei. Poi dice cose simpaticissime sul fatto che è una donna all’antica e vuole che suo figlio abbia la certezza che dopo il padre, lei non ha avuto altri uomini nella vita. Mi ha fatto pensare a una cosa che trovavo sempre soavemente poetica – oltrechè straordinariamente idiota sebbene giustificata dal contesto – quando studiavo robe serie, tanti anni fa. Sulle lapidi delle donne romane, l’aggettivo più desiderato, ma che non tutte si potevano permettere di sfoggiare, era: univira. Donna di un solo uomo. In tutta la vita: quello. E basta. Anche qui, sono scelte. Può essere un valore, non dico di no. Certo è che, a occhio e croce, il tipo di gente che frequenta il Bilionnaire fai fatica a immaginartelo col rosario in mano, la giaculatoria andante, e il capo chino incessantemente rivolto ad austere meditazioni del genere omnia vanitas vanitatum. Ma quello che mi fa veramente sbellicare è questo:…l’idea che una donna senza un uomo sia un’insoddisfatta, è una solenne baggianataIo nel merito sarei anche d’accordo. Solo che detto da una che dopo il divorzio s’è tenuta il cognome del marito perché ormai era diventato un brand…