middlemarch

Times are A-changing


Io sono una persona che cambia. Incessantemente. Un po’ per inclinazione personale alla metamorfosi. Un po’ perché la costanza di identità mi annoia, e la noia non la perdono a nessuno. Un po’ perché mi pare che non ci sia un altro motivo ragionevole per stare al mondo, perché se lo devi lasciare nello stesso modo in cui ci sei arrivato, esattamente, che sei transitato a fare? Tanto valeva restartene nel limbo celestiale tra le schiere dei beati a elevare salmi di grazia al signore suonando un tamburello. Di recente sono talmente cambiata che quando torno a Roma, certe gente che non mi vede dalla metà degli anni ’90 non riesce a trattenere un moto di contenuta sorpresa. Suppongo che questo alluda soprattutto a trasformazioni esteriori. Però quando mi fanno certe scene a me viene sempre da pensare: ti sembro cambiata fuori, caro? Dovresti vedere cosa è successo qua dentro. Quella si che è una cosa che ti sorprenderebbe! E non questi quattro stracci che servono solo a darmi una variante di look. Se il cambiamento sia stato in meglio o in peggio non è un dettaglio che valga la pena puntualizzare, se non altro perché è un dato talmente soggettivo che è inutile perderci del tempo. Insomma negli anni ho assunto molte diverse identità e sono migrata di pelle in pelle cercando di passare attraverso tutto quello che avevo voglia di sperimentare. Diciamo che ho interiorizzato il teorema di Agrado, il transessuale di Tutto su mia madre: ogni donna è tanto più vera quanto più assomiglia all’immagine che ha sognato di se stessa. C’è un solo dettaglio che dalla prima all’ultima tiene insieme ognuna delle mie diversa personalità: tutte, indistintamente, stanno sul cazzo a mia madre.