middlemarch

Coloro che sono sospesi?


Invecchio. Evidentemente invecchio. E come tutti invecchiando divento meno tollerante.Categorie di persone che un tempo mi intenerivano, adesso mi indispongono. Individualmente, se proprio me le vedo sciogliersi in lacrime davanti agli occhi, possono ancora suscitarmi un’ombra di pietà.Ma collettivamente mi fanno incazzare.Di questi tempi, la classe che me le fa girare di più è quella degli incapaci del desiderio. Quelli che vivono speculando sulle proprie emozioni con cui si costruiscono cattedrali negli angoli più irraggiungibili dei loro deserti mentali, e poi nella realtà risultano incapaci di confrontarsi perfino con la voglia di un cappuccino tiepido. Quelli che si raccontano che se la vita desse loro un’opportunità sarebbero capaci di coglierla come Ercole al bivio, e poi scappano sistematicamente di fronte ad ogni occasione che passa, e non necessariamente quelle che transitano veloci come un treno. Riescono a farsi distanziare perfino da quelle che arrivano in carrozzina, sul passeggino, nella sedia a rotelle spinte da un’infermiera pietosa. Quelli che si lamentano contro un destino impietoso e singolarmente cinico, e si rammaricano del patrimonio di euforia e dolcezza che sentono di possedere e che desidererebbero spargere a piene mani se solo qualcuno gli fornisse un buon motivo per farlo, e poi rimangono chiusi fra la cucina  e il tinello della propria mente, e aprono la porta al nuovo con la faccia truce, sospettosa, con la catenella della porta ancora attaccata, e non mi interessa, non mi serve niente, se ne vada oppure chiamo subito la polizia.Ma, cazzo, la vita presuppone un po’ di fegato. Presuppone un minimo di proattività. Presuppone il coraggio di qualche iniziativa di cui non sia possibile valutare a priori costi e benefici. Non è che tutti dobbiamo scalare il K2. Ma qualche volta ci vuole il coraggio di credere, di fare una scelta, di fidarsi anche quando il rischio è alto, specie se il desiderio che lo alimenta è proporzionato. In fondo c’è solo da guadagnare. Se va bene, perché abbiamo ottenuto quello che volevamo. E se va male, perché abbiamo finalmente l’occasione di dimostrare che quel che non ci ha ucciso ci renderà più forti, e che in ultima analisi si tratta solo di spiegare ancora una volta la mappa sul tavolo e disegnare una nuova rotta.