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Occhio non vedeAbbiamo toccato una specie di punto dolente al contrario. Come si può dire punto dolente al contrario? Punto gaudente? Vada per punto gaudente. Almeno a me fa godere un sacco: il potere della mente nell'influenzare l'oggettività del reale.Premetto una cosetta: l'oggettività del reale in sè è una minchiata spaziale. Non esiste nulla che sia oggettivo nel modo in cui ce la raccontiamo abitualmente. A livello subatomico è un carnevale molecolare talmente sfrenato, che devi ringraziare Dio se riesci a vedere sfrecciare un fotone nell'oscurità! Figuriamoci se ha senso trastullarsi con certe storielle meccanicistiche tipo l'impenetrabilità dei corpi.Per pura ipotesi però, ammettiamo che l'oggettività delle cose ogni tanto si dia, indipendentemente dalla mente che le osserva. Vi racconto questa cosa che ho scoperto studiando per l'esame di psicobiologia e che mi ha lasciato come un'allocca.Sapete come funziona la vista? Fatemi grazia della terminologia perfettamente scientifica che non me la ricordo. Allora, avete una retina in fondo all'occhio che riceve gli imput di questa immaginifica realtà oggettiva che si presume allocata al di fuori di voi. Le immagini arrivano da lei tramite le onde della luce. Infatti, non so se l'avete notato, col buio pesto non vedete un tubo. Niente luce, niete immagini. Dalla retina le immagini viaggiano attraverso il nervo ottico, transitano per l'ipotalamo, che è una stazione intermedia proprio al centro del cervello, dove subiscono una prima rudimentale organizzazione, e poi vengono inviate alla corteccia superiore visiva, che si incarica di dar loro un Senso. Fino al momento in cui arrivano alla corteccia, sono impulsi all'incirca neutrali, diciamo decontestualizzati, puri bit informativi senza significato. E' la corteccia, la parte più evoluta del cervello, che gli attribuisce un significato. In soldoni: una cosa è definire un oggetto come una roba sferica, che vibra a una certa frequenza cromatica, senza stabilità. Un'altra cosa è dire che si tratta di una palla di colore rosso che scivola su un pavimento, ciò che implica una carrettata di concetti da contestualizzare - quello di palla, di colore rosso, di pavimento, di movimento rotolante. E queste cose qui le sa fare solo la corteccia.L'ipotalamo non è che una stazione di passaggio. Il DHL della cervello, diciamo. Raccatto le informazioni, le compatto e le spedisco alla corteccia. Per cui sarebbe logico aspettarsi che tutti gli imput all'ipotalamo provengano dalla retina, e tutti gli output puntino alla corteccia. Attenzione, che ora viene il bello. Gli imput che l'ipotalamo riceve dalla retina costituiscono solo il 20% del totale. Sapete da dove viene il restante 80%? Dalla stessa corteccia superiore in un circuito a feedback che prende e restituisce dall'ipotalamo ininterrottamente. Capite cosa vuol dire questo?. Le strutture contenute nella mente - idee, preconcetti, convinzioni, dogmi, paure, certezze, ipotesi, religione, cultura, educazione - tutta l'immensa rete informativa precostituita che ha sede nella corteccia superiore, va dall'ipotalamo e con pochissima condiscendenza, tipo Sandokan, il boss dei casalesi, gli dice: non sei tu che devi dire a me cosa c'è la fuori. Sono io che dico a te come deve riorganizzarmi le informazioni perchè queste corrispondano alla struttura che io ho qui dentro.E' la mente che dice a se stessa cosa c'è là fuori. Non il contrario.