middlemarch

Ognuno ha quello che si merita


Oggi alla radio, vai a sapere perchè, è passato l'inno nazionale.Diciamoci la verità: non esiste composizione musicale al mondo più adatta di questa a rappresentare la weltanshaung dell'italianità, con la sua impareggiabile commistione di retorica e fuochi d'artifico, superficialità estetica e patetici eroismi, spavalderia di fronte al plotone d'esecuzione e piccole reiterate vigliaccherie da beghe di condominio.Per cominciare. Come fai a non amare un inno che inizia facendo: pa-zum-pa-zum-pa-ra-pa-pa-pa-pa-zum-pa-ppa-pa? E' una cosa che ti mette allegria, non si discute. Non c'è una volta che a me non faccia  venire in mente Totò col pantalone a zompafosso, la bombetta in testa e la grancassa montata sulla schiena che urla casigliani!Poi c'è quel testo freschissimo e antiretorico, semplice e schietto come l'acqua di fonte, che nell'unica strofa che tutti conoscono - e saranno a malapena 40 parole - riesce a mettere in mezzo l'Italia e la famiglia, l'orgoglio nazionale e la storia romana coi Cartaginesi e gli elefanti, i gloriosi trascorsi militari, l'etica patriottarda, la gloria degli eroi, i fasti imperiali, e Iddio creatore. Manca la mamma, è vero, però insomma bisogna avere pazienza. Qualcosa va anche allusivamente sottintesa, altrimenti il testo si appesantisce e il fulgore allegorico si appanna.E la prima strofa è niente rispetto al resto! Un assaggino appena di quello che segue  e che con qualche lungimiranza non cantiamo mai. C'è la speme di fonderci insieme, c'è il giunco che piega le spade vendute, c'è l'aquila d'Austria con le penne perdute, c'è il sangue polacco bevuto dal cosacco! Per efficacia lirica e ambizioni rimaiole, se non fosse l'inno d'Italia, sembrerebbe un incrocio tra la pubblicità della girella Motta e la colonna sonora del Gladiatore.E per finire il ritornello imperiale, forse la parte che amo di più, quella che invita a compattare le schiere di fronte alle avversità. Ora vi chiedo: ma quanto bello è stringiamci a coorte? Quanto? A me corrono sempre i brividi lungo la schiena. Mi commuove. Mi mobilita. Mi schioda dalla poltrona. E mi catapulta come un sol uomo verso il climax finale: siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!Magari può sembrare che scherzi. Ma non scherzo per niente. A me il nostro inno piace. Per la stessa ragione per la quale amo un sacco di cose discutibili. Perchè è improponibile, e perciò visionario. Perchè è assurdo. Perchè ha qualcuno  dei nostri pregi e il doppio dei nostri difetti. Perchè, al limite, scende parecchio al di sotto della soglia del ridicolo. Solo che ad essere orgogliosi della Marsigliese sono buoni tutti. E' per essere orgogliosi di Fratelli d'Italia che ci vuole davvero fegato. E a me piace pensare di essere una donna coraggiosa.