middlemarch

Il cazzeggio mi salverà


Quando sono arrivata a Roma, il cielo sopra piazza dei Cinquecento era talmente alto e azzurro che mi si è aperto il cuore in due come una mela. Lo so che sembra assurdo dirlo, lo so che le mie percezioni atmosferiche sono molto condizionata dal cielo sotto cui mi tocca vivere la maggior parte dell'anno, e che è molto diverso da quello. So tutto quello che volete, ma potete credermi: sembrava una specie di preview della primavera. Era ancora gennaio, d'accordo. Eppure ti ci faceva pensare. Quando poi sono arrivata a piazza Ponte Milvio e sopra l'ansa del fiume che si allarga, prima di corso Francia, ho visto volare i gabbiani, ho capito perché qui mi sento a casa, mentre altrove mi costa più fatica.Il tempo ha retto fino a tutto il fine settimana. Non faceva neppure freddo. Una meraviglia. Poi domenica riprendo il treno alle 11. Una mattinata non proprio scintillante come quella in cui ero arrivata, ma comunque decisamente dignitosa. Mi siedo al mio posto, mi distraggo leggendo qualcosa, e verso l'una mi viene fame. Allora mi alzo e me ne vado nella carrozza 5, vagone ristorante, a prendermi un panino con speck e fontina. Mi accomodo sul trespolo per uccelli che le ferrovie dello stato ti mettono a disposizione per bivaccare, e prendo atto che stiamo entrando nella stazione di Bologna. Nello stesso momento, guardando attraverso i finestrini, realizzo che stanno cadendo fiocchi di neve grossi come noccioline. Ho pensato: mi sto sbagliando, e mi sono avvicinata per guardare meglio. Nessun errore. A Roma facevano 14 gradi e si percepiva distintamente di abitare in un paese affacciato sulle rive del mediterraneo settentrionale, e a Bologna - che non fa neanche 250 km di distanza - nevicava, trasmettendoti quella bella sensazione amichevole di avere appena varcato, insieme agli appennini, anche i cancelli di Mordor. Un feeling molto Uru-khai, insomma.Io passo il mio tempo a farmi delle domande, si sa, che sono spesso di natura retorica. Mi serve a dare un senso alle cose del mondo, anche quando non ho risposta, cioè quasi sempre. Ma è un vizio che ho da quando ero bambina. E all'epoca, vi assicuro, questa cosa non mi rendeva di certo una candidata papabile per il titolo di miss simpatia. Stavo sempre a lì a chiedere: perché? Perché? Perché? Insomma nello specifico mi sono chiesta: com'è potuto accadere, suppongo intorno alla prima età del ferro, che a un qualche stronzo gruppo di nomadi di origine indoeuropea sia venuto in mente di creare un insediamento stabile in pianura padana? Cioè, voglio dire: a che cazzo pensavano? Maledetti zingari. Tiravate dritto altri 300 chilometri lasciando questi acquitrini agli pterodattili, e a quest'ora eravamo tutti felici e contenti.