middlemarch

As dreams play


Ma anche voi vi state appassionando alle vicende dei trio di ipodotati neurologici della Tim? Quei 3 pisquani che fingono una tarda adolescenza allegra e spensierata con la stessa spontaneità con cui Pavarotti in frac sventolava due metri quadri di fazzoletto simulando l’italianità al Metropolitan Square Garden di New York? Quella simpatica ferraglia culturale per la quale poi gli americani vengono qua e s’aspettano di sentire la massaia italiana che ordina un etto e mezzo di capocollo dal salumiere sulle arie dell’Aida. Dio, quanto mi piacciono gli sterotipi!Perché, dico, non mi verrete mica a raccontare che gli adolescenti assomigliano a questi 3, vero? Anzi 4, perché adesso, dopo un mesetto d’orgasmica attesa, è comparsa anche Fiammetta (battutona a celebrare il climax della sua comparsa in video: Fiammetta? E’ per questo che sento caldo! Dio, ma chi vi scrive i testi, il Mago Zurlì?). Io di figli non ne ho, e tuttavia faccio fatica a immaginare che a 18 anni si debba essere così ontologicamente fessi. Non solo. Non so neppure una beneamata mazza di musica. Ma non riesco a convincermi che a quell’età sia normale mettere su una band per rimestare nel torbido orrorifico dei deliri paralirici di Bocelli. Non è abbastanza retorico di suo, Bocelli? Se a 18 anni parti con Bocelli, poi a 50 cosa puoi ascoltare? Perfino Gigi D’Alessio acquisisce una sua dignità in questo agghiacciante descensus averni musicale, e sono cose che fanno male.E fino a qui il corsivo. Che è una convenzione tipografica. Si ricorre al corsivo quando si fa uso di un termine in una lingua diversa da quella corrente nel testo, oppure quando si desidera citare qualcuno. O al limite se stessi, in un diverso contesto. Che è proprio il caso mio. In effetti sono sempre io, e mi sto autocitando. Creo artificialmente un ante e un post perché tra l’uno e l’altro ho colmato un baratro euristico di cui ignoravo l’esistenza. La prima parte presupponeva da parte mia la convinzione che tutto questo non potesse essere altro che l’opera di uno sceneggiatore di modestissime pretese. Questo perché pur passando la vita a citare il noto assioma pirandelliano secondo il quale la realtà supera sempre la fantasia, alla fine sono la prima a non crederci. Poi sono andata a controllare le fonti. E facendolo ho scoperto che non c’è nulla di inventato. Il gruppo esiste, sono proprio loro, tutti e 4, e hanno anche un nome. Lo volete sapere? E io ve lo dico: Come suonano i sogni. E se non ci credete, guardate qua.Essi esistono quindi. Esistono. E cantano Bocelli. Facciamocene una ragione.