middlemarch

Asincronicità


Io, in amore, non ho mai davvero capito se cercare di spiegarsi sia una buona idea o un'utopistica perdita di tempo.Sulla carta non sembra un'iniziativa peregrina. Ti metti seduto a un tavolo e con calma, senza recriminare - perché se attacchi con le recriminazioni vuol dire che è già un bel po' che stai mandando giù senza fiatare e questo inquina lucidità e chiarezza di vedute - cerchi di spiegarti: a me questa cosa non piace. Fa male. Possiamo provare in un altro modo?Solo che poi al dunque non mi riesce mai. Non so bene perché. E' come se mi aspettassi sempre dall'amore condiviso una chiarezza e una sincronicità di emozioni che nella realtà non esistono. Nella realtà l'amore va educato. Reciprocamente. Nella pratica invece continuo ad aspettarmi che arrivi già perfettamente istruito in ortografia e sintassi. E quando mi soprende cannando un congiuntivo, invece di riprenderlo amorevolmente, ho subito l'istinto di afferrare la matita blu e sottolineare due volte: errore! Il bello poi è che tecnicamente non faccio neanche questo. Lo penso. E metto in conto. Però sto zitta. Mi alzo dal tavolo delle trattative, prendo la porta, e me ne vado, perché le donne querule mi hanno sempre devastato le ovaie e non mi attira l'idea di diventare una di loro. Ma magari anche perché me la faccio sotto dalla fifa, chi può dirlo. C'è questo mostro di gelatina che mi porto dentro, che sabota tutte le mie iniziativa di amorevole prudenza, e ad ogni sforzo di comprensione mi ribatte lo stesso chiodo con la sua lingua biforcuta: se non gli viene spontaneo, se glielo devi spiegare, ammesso che lo faccia poi che valore avrà? Per questo alla fine non trovo mai niente di meglio da fare che andarmene. Mi manca una terza via praticabile. Sarei stata proprio una sindacalista di merda.