middlemarch

Amore e guerra


C’è che a me, quando  mi innamoro, l’idea di ricorrere alle strategie mi ha sempre fatto spappolare dalle risate. Il concetto per cui per sedurre un individuo di sesso opposto - o eventualmente anche del tuo se è quel che preferisci - sia necessario lanciare una campagna militare delineando scenari a tavolino, coi soldatini e i carrarmati sulla Kamchacta interpretando la versione pipparola di Von Clausewitz corretto Peynet, mi è sempre sembrata un filino patetica, per lo meno al di fuori dello steccato cronologico della terza media. Mi disturbano quei labirinti del pensiero, quelle girandole di proiezioni futuribili in cui ti perdi subito dopo la prima svolta a sinistra, quelle ricostruzioni in cui è un attimo finire strangolato dalla volute della consecutio temporum, quel tripudio di iperboli concettuali del perché se io faccio, allora lui magari pensa, e dunque io potrei alludere, ma a quel punto lui potrebbe fraintendere, e quindi eventualmente in un secondo tempo potrei coinvolgere, ma senza far capire, dissimulando l’interesse, suscitando la gelosia, mostrandomi autonoma e indipendente ma senza nascondere le mie riserve di tenerezza, aggressiva ma senza ferocia, remissiva ma priva di gnagnera, decisa e al contempo sodale, compagna ma non mollacchiona, terapeuta eppure dotata di coglioni, e via pianificando, in un delirio immaginifico in cui Topolinia sostituisce la vita, e l’amore finisce per confondersi con una sequenza drammaturgica di eventi che non hanno alcun fondamento reale.Lo trovo un atteggiamento perdente in partenza, ma soprattutto mi fa incazzare perché nega quella che secondo me dovrebbe essere la natura più profonda dell’amore. L’amore è il campo esperienziale dove abbiamo - o dovremmo avere - la più alta opportunità di essere noi stessi, esattamente quella che la vita normale, il lavoro e i rapporti sociali spesso ci negano costringendoci a coincidere con la nostra maschera. L’amore è il posto dove non devo fingere per piacerti, e se è per questo non devo nemmeno fare niente di speciale. L’amore è dove vado bene come sono, senza correttivi di plastica dello spirito per correggere le imperfezioni. E’ il posto dove ti piaccio a monte, a prescindere, dove sono il primo premio e non uno dei 5000 concorrenti che compete per averti. E’ il punto dove il mio valore si dà per scontato, e da dove cominciamo a ragionare.Altrimenti si può fare lo stesso, per carità. Di fatto un sacco di gente non la pensa così. Solo che secondo me a quel punto non è più esattamente amore. E’ più una cosa come un esercizio di stile emotivo. E alla lunga lascia il tempo che trova.