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Cose che mi sono successe in Provenza. Otto


A stretto rigore avrebbe potuto succedermi dovunque. Voglio dire: quando leggi un libro, non è molto significativo il distretto geografico in cui ti trovi. E ciò nonostante, vale il principio dell’assimilazione estetica tra un libro che leggi e il luogo in cui sei, oltre all’osservazione elementare che non bisogna essere Bateson per sapere che la mente è un fenomeno esteso infinitamente più ampio della porzione occupata dal cervello di un individuo, per cui quando leggi un libro ad essere coinvolta non è solo la tua corteccia visiva che fuma neuroni. La mente è il tuo cervello che decodifica i segni, insieme all’aria, alla luce, agli odori che ti circondano, alla lingua che senti parlare intorno a te, alla vibrazioni, all’energia di chi ti siede a fianco. E a fine lettura l’esperienza di quel libro sarà tutte queste cose insieme. Per cui mi sento di qualificare anche questa cosa sotto l’etichetta Cose che mi sono successe in Provenza. Un po’ perché filosoficamente l’ho detto a modino, e un po’ perché provate a darmi torto, se gliela fate. Ma non ve lo consiglio.La questione è che non parlo mai di libri, né di film, o comunque solo in via del tutto eccezionale. Ed è appunto questo il caso. Un caso in via del tutto eccezionale. Perché ho molto riso. Poi mi sono fatta acchiappare dalla storia – è un noir – e alla fine m’è rimasto un tale groppo in gola che non sapevo se piangere o prendere a schiaffi qualcuno. Chiunque, purché mi facesse passare il magone. Non sono molti gli autori che mi fanno questo affetto, specie se si tratta di nomi per me completamente sconosciuti.Vi ho stuzzicato qualche curiosità, spero. Allora vado: L’ultimo vero bacio, di James Crumley.Vi metto di seguito la poesia da cui Crumley ha tratto il titolo del libro, che quella da sola vale il prezzo del biglietto. Magari vieni qui, domenica, così per toglierti lo sfizio.Metti che la tua vita sia andata a gambe all'aria.Che l'ultimo vero bacio sia roba di anni e anni fa. T'addentri per le stradeTracciate da dementi, passi davanti ad alberghiChiusi chissà da quanto, a bar che inveceCe l'hanno fatta, ai turpi tentativi della gente del postoDi dare all'esistenza un colpo d'acceleratore.Di ben tenuto ci son solo le chiese. Settant'anniHa compiuto quest'anno la galera.L'unico prigionieroE' sempre dentro, e non sa più cos'ha fatto...(Richard Hugo, Sfumature di grigio a Philipsburg) Puttana se è bello.