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Grandpa(4) - The War

Post n°723 pubblicato il 14 Ottobre 2011 da middlemarch_g
 

Scoppiò la guerra. Nonno lasciò la moglie a Roma ed ebbe l'incarico di collaborare con i servizi segreti alleati, che nel periodo che va dal '40 al '43 erano tedeschi. Poi sono cambiati, perché si sa, l'italiano è estroso e incostante negli affetti. Ma in quel triennio c'era poco da fare: gli amici erano loro. 

Gli assegnarono l'area Spagna/Francia/Belgio, per cui passò tre anni zompando da un treno in corsa per saltare al volo su un altro che andava nella direzione opposta. Alla fine di quel turbinoso periodo ne fece una tra le mie preferite, proprio una best ever: una riedizione letterale della scena della Grande Guerra in cui Gassman sputa in faccia al capitano prussiano: mi te disi propi un bel nientcon la sola differenza che a lui, dopo, non lo fucilarono. Ché sennò non stavo qui a raccontarvela.

Non credo sia stato perché il suo ufficiale tedesco fu più generoso di quello del film. Credo piuttosto che abbia influito il fatto che l'episodio si svolse il 5 o il 6 settembre del '43 fuori dall'Italia. Grande era l'incertezza sotto il cielo, e probabilmente il tedesco pensò che fosse meglio agire con prudenza. Mi raccontava nonno che nell'estate del '43 tutta l'Europa sapeva benissimo cosa stava accadendo: non ci voleva il mago Otelma per capire che l'Italia stava per fare il ribaltone. Gli italiani li conoscevano tutti anche allora,  per cui lui pensò che fosse una buona idea non farsi sorprendere all'estero al momento dell'ufficializzazione delle corna alla Germania. E mentre rientrava in treno, credo al confine tra la Spagna e la Francia, lo beccò un ufficiale tedesco che stava facendo controlli. Tra l'altro nell'occasione - vai a sapere che cacchio gli era venuto in mente di farsi raggiungere - mia nonna, incinta del primo figlio, era con lui. Li fecero scendere tutti e due, poi l'ufficiale lo portò in ufficio per interrogarlo e studiare i suoi documenti di transito. Che insomma, hai voglia cercare di intortarlo, era abbastanza palese che il clima politico non si prestava certo per raccontare che gli era venuta voglia di fare una gita fuori porta, e nonno era pur sempre un ufficiale che doveva giustificare la sua presenza sul treno. Insomma il tedesco studiò con cura tutto il papiro, e mentre lo faceva iniziò a montargli dentro la rabbia. Cominciò a tirar giù una scarica di bestemmioni contro gli italiani traditori. A rigore in quella data eravamo ancora alleati, ma a parlarne oggi con il senno di poi, quando sai che meno di 48 ore dopo Badoglio annunciava il cambio di casacca, un minimo di compartecipazione emotiva col tedesco ce l'hai. Perché onestamente, al di là di qualsiasi considerazione di merito, se gli giravano i coglioni aveva più di un motivo. Il setting era questo: l'ufficiale sedeva alla sua scrivania e si dondolava all'indietro sulla sedia, mentre nonno era in piedi dall'altra parte. Gliene disse talmente tante che alla fine nonnò svalvolò di brutto e gli diede uno spintone che rovesciò l'altro a gambe all'aria. Il tedesco si arrabbiò. Ah si. Tanto. Il fatto però era che non si trovavano in Germania. E forse - in fondo come posso sapere che non fu per questo?- era anche una brava persona che aveva solo molti buoni motivi per essere incazzata. Insomma lo cacciò in malo modo dandogli anche una fracca di mazzate, ma lasciò che rimontasse in treno e rientrasse in Italia. Per tornare alla macro e alla microstoria, certe volte penso che è vero, i tedeschi durante la guerra nel complesso è difficile immaginarseli simpatici. Epperò a questo particolare ufficiale qui, se la guardi da una determinata angolatura, si può dire che devo la vita. Gliela devo io, i mei 8 fratelli e cugini, e i miei 10 nipoti. Potendo selezionare i ricordi, preferisco tenere a mente questo.

Perché non a tutti va così. Per esempio: nonno e nonna riuscirono a raggiungere Roma e si fermarono lì. Nei due anni successivi gli nacque anche un secondo figlio. Suppongo che in quel periodo la presenza dello Stato fosse pressoché inesistente e che si vivesse integralmente alla giornata. Dal '34 al '43 erano passati solo una decina d'anni, ma la percezione del fascismo, a viverla sulla propria pelle, doveva aver compiuto una bella rivoluzione copernicana. Nonno cercò di riscattarsi dal suo passato di entusiasta della prima ora finanziando come poteva i partigiani; raccoglieva fondi in giro per la città e poi li consegnava in campagna in bicicletta. Per campare vendeva profumi artigianali che nonna accroccava in qualche modo in casa. La mattina del 23 marzo del '44 faceva il suo solito giro con le boccette di profumo nel cestino della bici scassata, quando attraversando piazza Barberini sentì l'esplosione della bomba in via Rasella, che è lì dietro a meno di duecento metri. Scappò come un disperato, e non vide niente. Non provò nemmeno ad avvicinarsi, e non so cosa abbia pensato nei giorni e poi negli anni successivi del caso che lo portò ad ascoltare da vicino quel suono orrendo, che si trascinò dietro una scia infinitamente sanguinaria con tutto quello che seguì. Posso solo dire che era lì, come una casualità del tutto insensata e priva di logica, e che non fu coinvolto da vicino in quella vicenda. Per cui alla mia famiglia andò bene. A differenza di tanti altri, da una parte e dall'altra, che non ebbero la stessa incredibile e sfacciata fortuna.

 

lapide fosse ardeatine

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Utente non iscritto alla Community di Libero
ganfione il 14/10/11 alle 19:55 via WEB
immagino allora che posso continuare a farti notare i refusi che ho visto io: al terzo paragrafo c'è "Gli italiani li conosceva tutti anche allora" e più sotto, sempre nello stesso paragrafo (credo), "gli diede uno spintone che lo rovesciò l'altro a gambe all'aria". poi, a destra sopra i commenti, il link "grandpa(4)" apre in realtà il post "grandpa(3)". poi sarebbe troppo chiedere di deciderti se lo vuoi chiamare grandpa o granpa?
 
middlemarch_g
middlemarch_g il 15/10/11 alle 13:32 via WEB
Non solo puoi, ma devi! Grazie ancora.
 
pregasi_toccare
pregasi_toccare il 16/10/11 alle 09:26 via WEB
mi piace.
 
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