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Quando è finita, è finita

Capitolo primo. A fine gennaio disdiciamo l’abbonamento Sky. Il perché mi pare di avervelo già raccontato. A me interessava una sola cosa, i film, e la programmazione media in due anni di abbonamento è stata molto al di sotto della soglia della pura decenza. La pura decenza si poteva permettere di darsi delle arie, rispetto a quello che passava Sky, e alla fine ci siamo stufati di versare 35 euro mensili a beneficio di Murdoch senza ricavarne niente in cambio. A parte il dettaglio che ogni soffio di vento ci spostava la parabola, e toccava cacciare 50 svanziche per foraggiare un omino che si issasse sul tetto a ricollocarla in asse con le celesti armonie satellitari.

Capitolo secondo. A partire all’incirca dai 20 giorni precedenti al previsto distacco, che avevamo notificato con congruo anticipo, cominciano a piovermi sul cellulare telefonate quasi quotidiane. La domanda base del simpatico operatore era la seguente: ci dica solo perché. La prego. Desideriamo sapere in cosa non abbiamo saputo corrispondere alle sue aspettative. O cosa potremmo fare per migliorare la qualità della sua vita. In che misura il nostro errore può essere emendato. Se desidera riparlarne in un altro momento, mi dica solo dove e quando e la richiamo io, oppure richiami lei a suo piacimento, senza limiti di orario. Se richiami tu, è gratis. Nel biennio in cui cacciavo 35 euro mensili, quando dovevo mettermi in contatto con loro mi toccava chiamare un 199. Sono cose che indispongono il cliente. Ma vabbe’.

Capitolo terzo. L’abbonamento scade a fine gennaio. Ieri arriva una lettera a firma Daniele Ottier della direzione marketing, che dice così. Testuale, ve la copio parola-per-parola:

E’ bello questo segnale di rigore in tempi di crisi. Mi pare evidente che, per evitare sprechi, i dipendenti della direzione marketing di Sky devono essere gli stessi che sceneggiano qualsiasi media fiction italiana. Il tono è quello. L’approccio ipo-psicologico anche. Il dolore dello strappo, severo ma contenuto e depurato dalle manifestazioni più estreme della passione, è proprio esattamente lo stesso che puoi vedere in tivvù, il sabato sera, in quei maleodoranti polpettoni ambientati indifferentemente nel XII secolo o negli anni ‘50, in Italia o in Australia, in ogni possibile contesto sociale, che tanto sono sempre tutti uguali. Personaggi uguali. Trame uguali. Dialoghi identici. Tanto è lì che andiamo tutti, no? Lì dove l’amore trionfa. E allora perché sprecarsi a diversificare?

Io al posto vostro farei un copia-e-incolla e me la terrei da parte. Alla prossima bambolina che vi molla può tornare utile, non state a fare i sapientini che se la sanno sbrigare in ogni difficoltà e poi al momento giusto non vi vengono le parole. Basta sostituire ‘Se pensi che Sky non faccia per te’ con un’espressione tipo ‘Se pensi che tra noi sia davvero finita’, e ‘spedisci la cartolina X’ con una cosa analoga e lievemente più personale come un sms. Chè se poi siete davvero creativi, niente vieta che facciate anche voi le vostre belle cartoline, eh? Ricordatevi di preaffrancarle - perché sarebbe da pitocchi aspettarsi che lo faccia lei - e poi le consegnate in busta chiusa all’indirizzo dell’amata. Si, no, è possibile, è probabile. Chiaro e pulito. Vi fa risparmiare del tempo e offre più garanzie.

In ogni caso: ho 42 anni, e come tutti alle spalle ho un certo numero di storie d’amore - non sono molte ma neppure troppe: il giusto -, però giuro che ce ne sono davvero poche che sul viale del tramonto abbiano assunto un’anda straziante come questa per interposta persona che mi ha portato a rompere con Rupert Murdoch. Vista da qui, quasi mi dispiace. Era davvero finita, sia chiaro, non c’era rimasta che l’ombra di una pallida amicizia. La passione inziale, appena un vago ricordo. Però ora che abbiamo sancito il distacco, non so, qualcosa rimane in sospeso. Il ricordo della passata felicità. E l’ombra lunga di un futuro malinconico che non condivideremo.

Poco da ridere. Sono tragedie.