Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

 

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Il nome della cosa

Post n°735 pubblicato il 28 Novembre 2011 da middlemarch_g
 

Pensavo a quella grandiosa architettura della mente che tiene in piedi la memoria a lungo termine, e fa si che possiamo cominciare la giornata con un gigantesco bagaglio di conoscenze pregresse, acquisite, e quindi date per scontate. Anche perché sennò ogni mattina sarebbe una bella rottura di coglioni. Fra il suono della sveglia e la colazione in tavola, toccherebbe sciropparsi un'enciclopedia solo per sapere come si prepara un caffellatte. E non riusciremmo a prendere la porta per andare a lavorare prima delle cinque del pomeriggio. Con questa crisi, tutto ciò non incentiverebbe di certo il Pil.

Se ci pensate, è una roba enorme. Una rete di nozioni grandi, medie, piccole e piccolissime, infinitamente interconnesse per affinità a base chimica, che si relazionano tra loro per similitudine, contrasto, prossimità o lontananza. Ma che soprattutto poggiano su un plateau emotivo capace di legare ogni nostra consapevolezza a un brodo di emozioni che le fissa alla trama della mente come una farfalla inchiodata da uno spillone.

Le cose che ricordi meglio sono sempre quelle che odi. O quelle che ami. O quelle che detesti. O quelle che ti fanno impazzire. Insomma emozione + input: è questa la base che garantisce il più efficace fissaggio della memoria.

Me ne sono resa conto stamattina perché l'emozione ha preceduto l'interfaccia cognitiva del ricordo. Guardavo il telegiornale. Stava passando Monti - che non so esattamente perché, ma mi evoca sempre Raimondo Vianello in versione assicuratore infortuni. A un certo punto il commentatore ha detto: il premier. E a me è venuto un moto istintivo di disgusto. Perché? Mi sono chiesta. Poi la verità. E' stata la parola premier. Non è tanto facile capacitarsi che non devi più associarla a quel nano miserando.

Finché c'era, entrava in gioco un'altra dinamica, questa volta connessa alla sfera dei meccanismi di difesa: la rimozione. Non potevi pensare che la parola premier si associasse a quella lercia faccia da vecchio laido unto di cerone, e facevi a meno di farci caso. Le tue orecchie sentivano, ma solo come meccanismo fisiologico. Il significante non raggiungeva le sfere cognitive superiori. Adesso invece che ti puoi finalmente permettere di riassorbire il termine all'interno del tuo bagaglio linguistico, la difesa non ha più motivo di agire.

Lo sai, in realtà lo sai. Sai che è del tutto assurdo, e che la parola premier in sè non ha responsabilità. Ma conosci anche la storia di questo paese, e ci devi fare i conti. Premier. E giù il conato.

Il riflesso condizionato passerà prima o poi, perché ormai è stato rimosso il rinforzo negativo che fissava il circuito. Però è sempre interessante quello che si impara dalle oscure trame della parole, vero? Certa gente istruita questa roba qui la chiama psicolinguistica, ma non è mica vero. E' la storia di ognuno di noi. Perché lui non c'è più. Ma c'è stato. E questa è una cosa che non possiamo cancellare.

 
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