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Bird power

Post n°791 pubblicato il 19 Giugno 2012 da middlemarch_g

Tornando indietro dalla mia consueta passeggiatina di salute, avevo intenzione di fare il solito giro: argine, circonvallazione, semaforo, via Palermo, Via Siracusa, casa.

Senonché, una volta attraversata la strada che dall'argine riporta all'interno del quartiere, mi si sono parate di fronte due anatre, e nemmeno piccoline. La potenza di certi incontri sta tutta nella contestualizzazione adeguata. Specie quando latita. Dieci metri più in là, oltre l'argine e dentro il Bacchiglione, le anatre ci stanno benissimo. Fanno parte integrante del paesaggio e non ti accorgi nemmeno che ci sono. O meglio, te ne accorgi, ma non vedi nessun motivo di attivare un sensore per rilevarne la presenza. Le anatre che sciacquettano nel Bacchiglione sono come le tagliatelle e il ragù, oppure il cacio e i maccheroni. Sono fatti l'uno per l'altra.

Ma quando risali al livello della circonvallazione, e il panorama da agreste diventa urbano e anche di parecchio aggressivo perché le macchine corrono, le cose cambiano radicalmente. A quel punto due anatre diventano una visione che destabilizza. La prima cosa che ti domandi è: che cazzo vi è venuto in mente di attraversare? Perché io di etologia so un piffero, però a occhio l'anatra non la vedo assimilabile al puma dell'altopiano o ad altro predatore capace di coprire immense distanze perché spinto dalla fame e dall'insaziabile curiosità di spazi nuovi e stimolanti. L'anatra è un po' la zia suora del mondo animale. Si chiude nel suo romitorio acquatico e s'accontenta di vedere i bambini che giocano da lontano.

Oltretutto anche le anatre in questione, si vedeva benissimo, la pensavano esattamente come me. Starnazzavano, è chiaro. Ma il sottotesto l'avrebbe capito anche un pisquano qualsiasi del tutto digiuno di comunicazione animale. Si facevano proprio la stessa domanda che m'ero fatta io: ma che cazzo c'è venuto in mente di attraversare?

Ho cominciato a preoccuparmi. Che fossero intenzionate a fare il percorso inverso per tornare indietro verso l'argine era chiarissimo. Restava da stabilire come e quando. E il rischio che fosse in corrispondenza del passaggio di un crossover, data l'ora e la ricorrenza epidemica dei crossover in pianura padana, era elevatissimo. Il bello è che una delle due alla fine ha capito che era il caso di metterci del suo - se voleva sperare di rivedere i suoi cari - ha smosso il culo, tirato un paio di colpi d'ala, e attraversato a ragionevole distanza dal cemento. Niente che avrebbe impressionato un'aquila della grandi pianure, ma insomma quei tre metri dal suolo li ha staccati, riducendo di parecchio il rischio di finire inchianata sotto le ruote di una macchina. Era l'altra che non ne voleva sapere.

E insomma m'è toccato anche il duck driving. Nell'impossibilità di farle capire che sarebbe stato meglio aspettare il semaforo pedonale e attraversare sulle strisce, mi sono messa in mezzo alla strada bloccando il traffico e al tempo stesso cercando di spingerla nella direzione giusta. M'aspettavo di essere coperta di insulti da parte degli automobilisti. Invece no. Anzi. Qualcuno mi ha anche aiutato strombazzando col clacson per spaventarla e costringerla a smuovere le chiappe. Lì per lì credevo suonassero a me per togliermi dai piedi. Ma no, non era così, perché sorridevano.

Sono stati due minuti di esperienza metafisica: le sette e mezza di sera, una donna in tuta ferma in mezza alla strada che blocca il traffico e urla contro un'oca inseguendola per spingerla nella giusta direzione, e un paio di automobilisti che fanno un casino ritmato per collaborare alla realizzazione dell'impresa. Quando alla fine ci siamo riusciti - nel frattempo la prima anatra, quella che era passata volando, era rimasta in cima all'argine per controllare che le cose non prendessero una brutta piega - e tutte e due finalmente sono scivolate lungo il pendio e poi dentro il fiume, c'è stato un momento di sospensione del tempo - ho sentito distintamente che il pianeta perdeva un battito dietro a quella divina assurdità - poi tutto è tornato come prima, e la pulsazione dellla vita ha ripreso a scorrere a ritmo regolare.

Chenesò. Penso che certe giornate valgono la pena solo per questo.

 
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