Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Ma perché dobbiamo continuare a parlare di questa eventualità come se equivalesse a un reato, a una forma di abiezione da reietti, alla peste della coppia? Perché non si può affrontare il tema con terminologia livemente più distaccata, almeno approssimativamente scientifica, e comunque non integralmente impregnata di pregiudizi inquisitoriali?
Il traditore seriale. Già qui, c’è tutto lo spazio per la dichiarazione di intenti. Primo, perché il genere grammaticale prescelto – e se è per questo perseguito con coerenza in tutto l’articolo – è maschile. Se uno tradisce, deve essere per forza uomo. La donna no, è immune dal morbo. E secondo perché chiamarlo seriale è già un bel modo per cantarle chiare. Trattasi di crimine, ovviamente. E della specie più efferata. Del resto, due righe più in là si parla di possibile recupero (un mentecatto restituito alla società!), e poco oltre il termine scelto è smascherare (che implica trame, menzogna, colpevoli silenzi, mire maneggione e impure). E per finire in bellezza si distingue tra il traditore seriale e quello pentito.
Ma pentito di che? Perché perché perché uno dovrebbe mai pentirsi per avere amato più di una persona nella vita? Perché non ha rispettato le adeguate turnazioni? Oppure, forse, hai visto mai, diononvoglia, perché magari c’è di mezzo il sesso (metto in corsivo anche questo, perché va de sé che per le implicazioni di cui è fatto oggetto in questo articolo, fa parte a pieno titolo della medesima famiglia di termini criminali).
E poi, ma il passo era brevissimo, si passa dalle dinamiche lombrosiane al dramma del confessionale. Chiarito che si tratta di reato, e di quelli più turpi, in un attimo precipitiamo nella crisi di coscienza. Dal pentimento alla comprensione dello sbaglio, dalla psicoterapia (!) al vizio (!!). E cosa ancora? La perversione, l’ingiuria, l’abiezione no? La piaga purulenta, la lettera scarlatta, l’offesa alla croce di Gesù, le lacrime della Madonna, ci starebbero male?
Certa gente mi strema. Io non mi sentirei mai di sostenere a priori nessuna definizione di coppia che offra garanzie. Ogni coppia è un universo a sé, ognuna stabilisce i parametri all’interno dei quali trova giusto muoversi, e quelli che ritiene di non dover superare. Ogni nuovo partner, ma se è per questo anche il vecchio partener in una nuova età della vita, può dar luogo a nuove contrattazioni e alla ridefinizione del rapporto. Perché la vita cambia. E la realtà cambia. E ognuno di noi cambia, incessantemente. Certe coppie convivono benissimo nel tradimento – sento di potervelo garantire con assoluta certezza, senza alcun bisogno di mettere in mezzo strategie da detective e estenuanti sessioni di psicoterapia – e altre preferiscono non farlo. Tra quelle che scelgono questa opzione, alcune la rispettano e altre no. Perché la vita è lunga, complicata e imprevedibile.
Premesso tutto questo, in che cosa può esserci di aiuto affidare la disamina di questo tema al Tribunale del Sant’Uffizio?
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