Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
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On giacomino again

Post n°239 pubblicato il 11 Settembre 2008 da middlemarch_g

Tutti questi trip sulla poesia mi hanno fatto tornare in mente una storia favolosa! Vi sovviene il nome di Fanny Targioni Tozzetti? Me ne stupirei, io me la ricordo solo per questa vicenda, sennò col cavolo. Comunque è passata alla cronache della letteratura italiana perché fu l’ultima donna amata da Leopardi che le dedicò il Ciclo di Aspasia. Si conobbero a Firenze. Lei bella e ricca nel fulgore dei suo vent’anni o poco più, Leopardi agli sgoccioli, 3 o 4 anni prima di stirare le zampe ai piedi del Vesuvio. Lui era più grande, ma non di molto. Però morì giovane. Lei invece fece in tempo ad arrivare a una veneranda età. Per quello che se ne sa, lei non se lo filò di striscio, di certo ignorò sideralmente ogni manifestazione di interesse da parte sua, ammesso che ce ne siano state perché dubito che broccolare nei salotti fosse la specialità di Leopardi.

Sessant’anni dopo – lui sottoterra ormai da un secolo, lei vecchia e incartapecorita – una giovanissima Matilde Serao non ancora impalmata dal Nobel, andò ad intervistarla. E come’era il Poeta? E che faceva? E che diceva? E che pensava? Le fece una testa tanta chiedendole cose così.

Alla fine, lei che era nata vent’anni dopo la morte di Leopardi e che lo venerava come un sommo vate, non potè impedirsi di chiedere con accorati accenti: Signora, io devo saperlo. Ma come, come ha potuto rifiutare l’amore di Giocomo Leopardi?

E la Fanny rispose: Ma cara! Puzzava!

Secondo me è una storia molto istruttiva. Oltre che oggettivamente divertente. Perché Leopardi è un po’ un punto di riferimento quando sei un adolescente che corteggia oscenamente la sfiga più nera. Io A Saffo la sapevo a memoria, e non c’era giorno in cui guardandomi allo specchio non m’accasciassi in lacrime ululando alla luna: virtù non luce in disadorno ammanto! Ti crei una dimensione eroica e superomistica che ti aiuta a sopravvivere, sei un po’ la variante nietzchiana del pirla. Alla fine è un modo come un altro per tirare avanti la carretta. Però hai la tendenza ad attribuire troppo peso al destino. Il destino dovrebbe essere un cartello stradale, al limite una traccia di percorso, non l’unica via di fuga percorribile.

E invece le cose stanno proprio così. Credi che nessuno ti ami per un’orrida congiura degli astri secondo uno schema che ti predestinava agli inferi dalla notte dei tempi, e invece magari è solo perché ignori qualche fondamentale concetto di socialità convisa come questo.

Non dico che sia necessariamente la verità, e neppure che spieghi tutto. Del resto la verità ha la tendenza ad essere piuttosto polimorfa. Dico solo che fa riflettere.

 
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