Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
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Semel in anno

Post n°305 pubblicato il 15 Ottobre 2008 da middlemarch_g

Io con questo blog non ho grandi ambizioni. Diciamo che sono andata già molto più in là di quello che avevo immaginato aprendolo. In particolare, non mi sono mai sognata di pensare che fosse uno strumento adatto a parlare di cose davvero serie. O meglio: non credo sia adatto a parlare di cose serie in modo serio. Senza contare il fatto che al di là dei limiti intrinseci del blog, ci sono poi quelli personali. Su tutta una serie di questioni non la so tanto lunga, per cui non ne parlo, anche se ci penso, perchè farlo significherebbe solo dedicarsi alla nobile arte dell'aprire bocca e dargli fiato.

Però oggi c'è qualcosa che mi pesa. Qualcosa che supera largamente la mia capacità di partecipare all'evento, e che malgrado questo mi opprime. Ho sentito Saviano ieri sera al telegiornale. E oggi l'ho letto in quest'articolo che è ancora più arido di speranza. E mentre lo ascoltavo seduta a tavola, mio marito mi raccontava delle osservazioni di Fede  fatte in tivvù, a settembre, che mi ero persa, anche perchè è raro che sia in condizioni mentali così compromesse da transitare per il TG4. Fortuna che c'è You Tube, così possiamo archiviare l'evento a futura memoria. Chè sarebbe stato assai grave dimenticarlo.

Ora è ovvio che sarebbe del tutto privo di senso commentare le parole di Fede, non fosse altro perchè l'atto in sè legittimerebbe una qualche forma di confronto, seppure sperequato, tra la sua statura morale e quella di Saviano, due entità che in comune hanno solo il fatto di essere organismi senzienti a base di carbonio, e basta.

Non lo farò quindi. Ma anche se questo è un piccolissimo blog, con un piccolissimo uditorio, una piccolissima cosa voglio dirla a Roberto Saviano. Anzi no. Due. Due cose. Perchè per me oggi la giornata non può cominciare se non lo faccio.

La prima è: ti capisco. Capisco tutto. Hai fatto più del tuo dovere. Se resta qualcosa di cui occuparsi, ora tocca agli altri. E altrimenti vuol dire che era una battaglia persa in partenza. Adesso pensa a te.

La seconda invece è:  grazie. Di tutto.

 
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