Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Io la radio non l’ho mai ascoltata molto. Da queste parti però c’è una stazione favolosa che si chiama Gamma 5. Suppongo che di roba simile sia piena la penisola. Solo che, francamente, belle come questa stento a immaginarmele.
Le pagine del sito con le foto dello staff sono fenomenali. Per le foto. Per i commenti delle foto. E perché hai voglia a raccontarti che si tratta dello staff. Non è lo staff. E’ l’utenza. La totalità degli ascoltatori. Lo capisci quando ascolti le telefonate in diretta. Sono sempre loro che si chiamano e si salutano. Praticamente uin condominio virtuale. Parlano in diretta del tema del giorno, ma anche dei turni di ritiro della spazzatura o della pulizia delle scale. Il palinsesto è ancora più fenomenale. Due volte su tre, la trasmissione è così denominata: speaker a turno. Praticamente se c’è un massaia che ha una mezz’ora libera tra il ritiro della biancheria e il l’inizio della mantecatura del baccalà, fa un salto in redazione e commenta qualcosa.
Siccome io l’improvvisazione la adoro, e francamente depreco il fatto che abbia sempre meno spazio in questo mondo – ma sia chiaro che per improvvisazione intendo qualcosa di incontaminato ed esplicito come questo, non le fregnacce teoriche che si ammantano magari di terminologia scientifica, preferibilmente in inglese, e che sono ugualmente inconsapevoli pur pretendendo di essere prese per severe dottrine fenomenologiche – li ascolto sempre molto volentieri.
E non è perché trasmettano da un garage, non è perché sono strepitosamente naif, non è nemmeno perché parlano in dialetto stretto – tutte cose che credo accomunino migliaia di volontari dell’etere in ogni provincia italiana – è perché con queste premesse si mettono in testa di trattare temi fenomenali. Riuscite a immaginarvi Democrito spiegato in Veneto? O il Libro tibetano dei morti di Padma Sambhava? Che poi non mi pare che dicano nemmeno delle cazzate particolarmente deflagranti, a modo loro ne danno una lettura che scorre. Solo che in veneto l’effetto è esilarante.
Poi, certo, a volte si lanciano senza rete tra un dirupo concettuale e l’altro, e le conseguenze sono quelle che sono. Oggi per esempio annaspavano come ippopotami in una pozzanghera per definire il concetto di archetipo. Da Platone alla psicanalisi. Un bel viaggetto. E insomma a un certo punto uno fa: la parola deriva dal greco, archè, principio, e topos, luogo. Il luogo dove tutto comincia. Ahhhh, vedi? Archè, topos. I famosi archetOpi. Gli archetOpi originari. Certo, Jung in effetti li chiamava in un altro modo. Ma quello era svizzero, come il gruviera. Per cui parliamoci francamente: che cacchio vuoi che ne capisse?
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