Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
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Cose che mi sono successe in Provenza. Uno

Post n°558 pubblicato il 16 Settembre 2009 da middlemarch_g
 

Di Aix-en-Provence si possono dire molte cose, ma siccome sono quasi tutte facilmente reperibili in una quantità innumerevole di guide e anche in diversi siti specializzati della rete, non starà qui a ripeterle, tanto più che la letteratura di viaggio mi ha sempre sfracassato i maroni. Non sono il tipo che si sdilinquisce su Chatwin, per dire, e il genere viaggi e avventure lo tollero solo quando si legge nel senso della Grande Metafora Umana. Tipo Moby Dick, una storia in cui solo un tordo può scambiare l’ossessione di Achab per una vera megattera - anche perché come cazzo si fa a prendere seriamente una cicciona dei mari paciosa e assolutamente inoffensiva come una balena e farne simbolo di crudeltà della natura in senso darwiniano, ammenochè non se ne stia parlando in senso puramente astratto? Ma che ve lo devo dire io? Essù, andiamo. Un po’ di elasticità narrativa.

Un paio di cose che non troverete sulle guide invece penso di poterle dire. Non per altro: è che mi hanno sorpresa. La prima è questa. Io, si sa, sono cresciuta a Roma, la città che mi ha dato i natali e la patente, il che fa di me una pensioncina rotta a tutte le avventure in termini di peripezie su 2 e 4 ruote sublimate in una dimensione di totale e incontenibile anarchia. Ma ad Aix, che pure non è altro che una tipica e sonnacchiosa cittadina di provincia con meno di 150 mila abitanti, succede una cosa che ha dell’incredibile: è l’unica città al mondo dove l’arte del parcheggio a cazzo si pratica più talentuosamente che a casa mia. E più ancora del parcheggio, quella dell’accosto-alla-porca-puttana-perché-devo-scarica’. E’ vero che la topografia del centro non aiuta. Manca fisicamente lo spazio per farsi da parte senza intralciare il passaggio dei mezzi che seguono, per cui il guidatore medio si blocca sic et simpliciter in mezzo alla carreggiata e si fa i cazzi suoi per due, tre, in qualche caso anche cinque minuti. Ora, non è che io queste cose non le abbia viste mai. Si fanno anche a Roma, ci mancherebbe, è una questione di standing. Ma in consapevole spregio delle norme di convivenza civile, vivaddio! Con violenza, e con una carica debordante di sopraffazione mutuamente incontenibile in chi le fa e in chi le subisce. Lì dove Aix si distanzia da Roma come la terra da Betelgeuse invece, è nelle reazioni di chi si trova bloccato. Perché mentre il romano s’attacca al clacson, poi scende dall’auto intralciata e ti insulta, ti sputa, tira calci al tuo paraurti, maledice te e l’anima de li mortacci tua, ti stupra la figlia, rivende tua sorella a un pappone che organizza il traffico sulla Salaria, ti dà fuoco alla casa, e vaffanculo te e mezzo condominio tuo, il provenzale non si sogna nemmeno di scomporsi. Si ferma dietro al tuo mezzo e attende, come se le cause del blocco della sua auto fossero comparabili a qualche evento metafisico essenzialmente impredicibile su cui non è legittimo pensare di esercitare alcuno sforzo cosciente della volontà, come una nube che oscura il sole all’improvviso, o un terremoto al largo di Terranova che produce un immenso tsunami sulle coste del Canada. Va così. Cosa ci vuoi fare? E’ il fato. Se proprio gli girano magari gli sfugge un parbleu. Ma deve essere veramente arrabbiato.

Che vi devo dire: per una nata 900 km a sudest di Aix, questi sono eventi di natura rimarchevole.

 
Rispondi al commento:
ms.spoah
ms.spoah il 18/09/09 alle 09:19 via WEB
Siccome trovo il collimare di tutte le considerazioni che hai fatto tu con quelle che ho fatto io, dalla pirotecnicità del refuso a Zygmund,...chetelodicoafare?
 
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