Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 29/07/2008

Certo che anche voi...

Post n°174 pubblicato il 29 Luglio 2008 da middlemarch_g

Ma, voglio dire, scrivo una simile stronzata e non mi dite niente?

E' per pietà che avete glissato, oppure non c'è uno di voi che si sia chiesto cosa cacchio sia una dinamica vallombrosana, al posto dell'ovvia lombrosiana e basta?

Chissà da cosa mi sarà uscita, poi. Comunque, se non posso contare su di voi manco come correttori di bozze, che ve l'ho rilasciata a fare la tessera, scusate?

E si che tra tutti quanti siete capziosi forte...

Comunque adesso vado a correggere, e peggio per voi che avete perso la vostra occasione.

 
 
 

Dannati viziosi

Post n°173 pubblicato il 29 Luglio 2008 da middlemarch_g
 

Ma perché dobbiamo continuare a parlare di questa eventualità come se equivalesse a un reato, a una forma di abiezione da reietti, alla peste della coppia? Perché non si può affrontare il tema con terminologia livemente più distaccata, almeno approssimativamente scientifica, e comunque non integralmente impregnata di pregiudizi inquisitoriali?

Il traditore seriale. Già qui, c’è tutto lo spazio per la dichiarazione di intenti. Primo, perché il genere grammaticale prescelto – e se è per questo perseguito con coerenza in tutto l’articolo – è maschile. Se uno tradisce, deve essere per forza uomo. La donna no, è immune dal morbo. E secondo perché chiamarlo seriale è già un bel modo per cantarle chiare. Trattasi di crimine, ovviamente. E della specie più efferata. Del resto, due righe più in là si parla di possibile recupero (un mentecatto restituito alla società!), e poco oltre il termine scelto è smascherare (che implica trame, menzogna, colpevoli silenzi, mire maneggione e impure). E per finire in bellezza si distingue tra il traditore seriale e quello pentito.

Ma pentito di che? Perché perché perché uno dovrebbe mai pentirsi per avere amato più di una persona nella vita? Perché non ha rispettato le adeguate turnazioni? Oppure, forse, hai visto mai, diononvoglia, perché magari c’è di mezzo il sesso (metto in corsivo anche questo, perché va de sé che per le implicazioni di cui è fatto oggetto in  questo articolo, fa parte a pieno titolo della medesima famiglia di termini criminali).

E poi, ma il passo era brevissimo, si passa dalle dinamiche lombrosiane al dramma del confessionale. Chiarito che si tratta di reato, e di quelli più turpi, in un attimo precipitiamo nella crisi di coscienza. Dal pentimento alla comprensione dello sbaglio, dalla psicoterapia (!) al vizio (!!). E cosa ancora? La perversione, l’ingiuria, l’abiezione no? La piaga purulenta, la lettera scarlatta, l’offesa alla croce di Gesù, le lacrime della Madonna, ci starebbero  male?

Certa gente mi strema. Io non mi sentirei mai di sostenere a priori nessuna definizione di coppia che offra garanzie. Ogni coppia è un universo a sé, ognuna stabilisce i parametri all’interno dei quali trova giusto muoversi, e quelli che ritiene di non dover superare. Ogni nuovo partner, ma se è per questo anche il vecchio partener in una nuova età della vita, può dar luogo a nuove contrattazioni e alla ridefinizione del rapporto. Perché la vita cambia. E la realtà cambia. E ognuno di noi cambia, incessantemente. Certe coppie convivono benissimo nel tradimento – sento di potervelo garantire con assoluta certezza, senza alcun bisogno di mettere in mezzo strategie da detective e estenuanti sessioni di psicoterapia – e altre preferiscono non farlo. Tra quelle che scelgono questa opzione, alcune la rispettano e altre no. Perché la vita è lunga, complicata e imprevedibile.

Premesso tutto questo, in che cosa può esserci di aiuto affidare la disamina di questo tema al Tribunale del Sant’Uffizio?

 
 
 

Refugium peccatorum

Post n°172 pubblicato il 29 Luglio 2008 da middlemarch_g
Foto di middlemarch_g

Il centro estetico Maire Claire chiude per tutto il mese di agosto. Loro. Non io. Io ero dispostissima a farmi martirizzare anche con le caldane. Loro invece hanno deciso di andare in vacanza.

La settimana scorsa l’addetta più giovane – quella che fa la parte del poliziotto cattivo, la stessa che mi inchiodò alle mie responsabilità quando presi 3 etti – ha tentato di assumere psicologicamente il controllo della mia mente nel timore che un mese senza vigilanza potesse essere la scusa per i più sfrenati eccessi alimentari.

Mi ha guardata con quella sua occhiata speciale da sotto gli occhiali in bilico sulla punta del naso, e mi ha detto: mi raccomando. Pensa solo a questo: qualsiasi cosa imprevista dovesse capitarti di mangiare, per quanto apparentemente innocua come magari un gelato, ti si piazzerà sulle cosce. Da cui rimuoverla ti costerà lacrime, sudore e sangue.

Credevo che questo genere di ragionamenti ormai fosse prerogativa solo di alcune categorie protette, tipo le mamme ebree, o i padri gesuiti. Mi sbagliavo invece. L’ossessione del peccato, e la minaccia del senso di colpa tirano sempre alla grande.

Che poi, non ce l’avesse insegnato Freud, ma l’ha fatto, purtroppo! E da più di un secolo! Tu di’ a qualcuno che non deve per nessuna ragione pensare a una cosa. E sta’ tranquillo che da quel momento in poi non riuscirà a fare niente altro che concentrarsi ossessivamente su quella.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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