Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 01/10/2008

Revanscismi regionali

Post n°281 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da middlemarch_g
 

Da queste parti c’è un assessore regionale non so bene preposto a cosa. Credo alla cultura. E’ una donna. Si chiama Elena Donezzan, e come molti politici giovani e volenterosi ama distinguersi con uscite a cazzo che facciano molto rumore. Magari ci crede. Magari no. Confesso che quasi mai mi regge il cuore di approfondire la questione.

Comunque. L’ultima è che intende riportare nelle scuole del Veneto l’ora di religione obbligatoria. Come tutti i kamikaze del pensiero che fanno esplodere bombe ideologiche per ottenere il maggior numero di morti possibile nella speranza che nessuno si accorga che non dispongono di alcuna strategia, s’è trovata un alto referente concettuale: Benedetto Croce. Che diceva, pace all’anima sua: non possiamo essere italiani senza essere cristiani.

Io, in linea di principio, sono d’accordo. Sul piano storico non fa una piega. Il mio timore è solo che si voglia fare di quest’affermazione un uso lievemente strumentale.

Allora ho pensato. Adesso vado dall’assessore Donezzan e le dico: vogliamo che i pargoli conoscano il cristianesimo? Vogliamo che lo conoscano davvero? Benissimo allora. Datela a me una cattedra. I requisiti per l’insegnamento ce li ho. La storia del cristianesimo la conosco – e state certi che calcherò la mano col tono della voce e con la potenza di fuoco dello sguardo – per cui non vedo cosa resti da discutere.

Perché se accetti di darla a me, o a gente come me, allora posso credere che quello che ti interessa davvero è il contenuto  storico della cristianità. E non so perché, ma sono quasi certa che sia un ambito sul quale non hai poi tutte queste smanie divulgative. Ma se invece, come credo, ci mandi dei boy scout invecchiati male rosicchiando un rosario, che sanno a memoria il catechismo, ma ignorano perfino la cronologia dei vangeli, allora vuol dire che di te non ci si può fidare.E in questo caso all'ora di religione ci mandi tua sorella.

 
 
 

Ogni scusa è buona

Post n°280 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da middlemarch_g

Il ponte di Calatrava a Venezia secondo me è  molto bello.

Se vivete in un qualsiasi distretto peninsulare che non sia il nordest presumo sappiate cos’è, immagino ne abbiate sentito parlare, forse siete addirittura al corrente del fatto che è stato finalmente inaugurato. E punto.

Se vivete in Veneto invece, negli ultimi anni sul ponte di Calatrava vi hanno sfinito con una tale  quantità di pippe trascendentali, che probabilmente vi viene una colica solo a sentirlo nominare. Per inciso, in base a una banalissima procedura di inferenza, se penso che per realizzare una campata di 81 metri abbiamo prodotto questa inusitata quantità di polemiche, la sola idea di cosa potrebbe partorire il ponte sullo stretto di Messina – a parte tutto il resto - mi causa una contrazione spasmodica del plesso solare.

Oltretutto, la questione non è solo estetica. Il ponte era necessario, coma sa chiunque sia stato a Venezia per ragioni diverse dal ciondolare tutto il giorno con niente altro da fare se non contrarre la sindrome di Stendhal. Perché i ponti sul Canal Grande sono troppo pochi, e se devi passare dall’altra parte in un luogo non coperto, è una somma rottura di palle.

Ma non è finita. Calatrava, bontà sua – che come architetto non è proprio l’ultimo dei pisquani – il progetto l’ha fatto gratis. Un regalo allo città di Venezia.  Ma nulla di tutto ciò è servita a disinnescare minimamente il potenziale delle polemiche.

Sarà vero che in Italia è raro che le cose, specie quelle pubbliche, siano fatte bene. Sarà vero anche che per l’italiano una certa perplessità preventiva costituisce una sorta di obbligo genetico da cui non si può prescindere. Ma è possibile ridursi al punto di focalizzare la polemica intorno al fatto che sul ponte si scivola? Ecchecacchio, guardate dove mettete i piedi!

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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