Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 16/10/2008

Post n°311 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da middlemarch_g

Occhio non vede

Abbiamo toccato una specie di punto dolente al contrario. Come si può dire punto dolente al contrario? Punto gaudente? Vada per punto gaudente. Almeno a me fa godere un sacco: il potere della mente nell'influenzare l'oggettività del reale.

Premetto una cosetta: l'oggettività del reale in sè è una minchiata spaziale. Non esiste nulla che sia oggettivo nel modo in cui ce la raccontiamo abitualmente. A livello subatomico è un carnevale molecolare talmente sfrenato, che devi ringraziare Dio se riesci a vedere sfrecciare un fotone nell'oscurità! Figuriamoci se ha senso trastullarsi con certe storielle meccanicistiche tipo l'impenetrabilità dei corpi.

Per pura ipotesi però, ammettiamo che l'oggettività delle cose ogni tanto si dia, indipendentemente dalla mente che le osserva. Vi racconto questa cosa che ho scoperto studiando per l'esame di psicobiologia e che mi ha lasciato come un'allocca.

Sapete come funziona la vista? Fatemi grazia della terminologia perfettamente scientifica che non me la ricordo. Allora, avete una retina in fondo all'occhio che riceve gli imput di questa immaginifica realtà oggettiva che si presume allocata al di fuori di voi. Le immagini arrivano da lei tramite le onde della luce. Infatti, non so se l'avete notato, col buio pesto non vedete un tubo. Niente luce, niete immagini.

Dalla retina le immagini viaggiano attraverso il nervo ottico, transitano per l'ipotalamo, che è una stazione intermedia proprio al centro del cervello, dove subiscono una prima rudimentale organizzazione, e poi vengono inviate alla corteccia superiore visiva, che si incarica di dar loro un Senso. Fino al momento in cui arrivano alla corteccia, sono impulsi all'incirca neutrali, diciamo decontestualizzati, puri bit informativi senza significato. E' la corteccia, la parte più evoluta del cervello, che gli attribuisce un significato. In soldoni: una cosa è definire un oggetto come una roba sferica, che vibra a una certa frequenza cromatica, senza stabilità. Un'altra cosa è dire che si tratta di una palla di colore rosso che scivola su un pavimento, ciò che implica una carrettata di concetti da contestualizzare - quello di palla, di colore rosso, di pavimento, di movimento rotolante. E queste cose qui le sa fare solo la corteccia.

L'ipotalamo non è che una stazione di passaggio. Il DHL della cervello, diciamo. Raccatto le informazioni, le compatto e le spedisco alla corteccia. Per cui sarebbe logico aspettarsi che tutti gli imput all'ipotalamo provengano dalla retina, e tutti gli output puntino alla corteccia. Attenzione, che ora viene il bello.

Gli imput che l'ipotalamo riceve dalla retina costituiscono solo il 20% del totale. Sapete da dove viene il restante 80%? Dalla stessa corteccia superiore in un circuito a feedback che prende e restituisce dall'ipotalamo ininterrottamente. Capite cosa vuol dire questo?. Le strutture contenute nella mente - idee, preconcetti, convinzioni, dogmi, paure, certezze, ipotesi, religione, cultura, educazione - tutta l'immensa rete informativa precostituita che ha sede nella corteccia superiore, va dall'ipotalamo e con pochissima condiscendenza, tipo Sandokan, il boss dei casalesi, gli dice: non sei tu che devi dire a me cosa c'è la fuori. Sono io che dico a te come deve riorganizzarmi le informazioni perchè queste corrispondano alla struttura che io ho qui dentro.

E' la mente che dice a se stessa cosa c'è là fuori. Non il contrario.

 
 
 

Squadrone riservisti

Post n°310 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da middlemarch_g
 

A me di fare carriera non  me ne è mai fregata una mazza. Non perchè non sia ambiziosa, perchè lo sono, e molto, ma perchè non ho mai sentito il bisogno di assumere un ruolo professionale o incassare una certa cifra mensile per farmi un'idea approssimativa del mio valore.

E' la ragione per cui tendo a trascurare certi eventi tipo gli avanzamenti interni. Da noi funziona così. Ce ne sono di due tipi. Per concorso e per anzianità e titoli. L'altro mese ne è uscito uno del secondo tipo, che avrei gradito ignorare, ma il mio capo ha cominciato a farmi un pressing psicologico pesante. Fosse stato per concorso, non mi avrebbe convinta a riprendere i libri in mano neanche inseguendomi con una mazza chiodata - di frescacce da studiare ne ho abbastanza a psicologia per non smazzarmi anche le sudate carte della biblioteconomia - ma trattandosi di una cosetta per cui bastava presentare domanda e attendere un cenno di assenso dalle alte sfere, ho ceduto. Non per altro. E' che per presentarla devi andare personalmente in amministrazione centrale, e una passeggiatina in centro la gradisco sempre volentieri.

Oggi è uscita la graduatoria. Per carità, ci sono rientrata. Bontà loro, mi si consente il balzo di  grado. Ma con riserva. Eh si, quell'asterisco accanto al mio nome vuol dire questo: con riserva. Riserva di che? L'hai studiato il curriculum? Li hai visti i documenti? Mi avrai attribuito un punteggio o no? E allora non deve essereci margine di incertezza. O ci sono, o non ci sono. Invece c'è quel metafisico asterisco. Per cui mi chiedo: nell'osservanza di quali parametri intenderanno esercitare il loro diritto di ripensarci, come i cornuti? Non certo sulla base della qualità del mio lavoro, che da quando esiste la valutazione interna della produttività - impareggiabile epopea di prese per il culo! - qua ottengono sempre tutti il massimo dei voti perchè, si sa, altrimenti si rovina il clima amichevole e schiettamente cameratesco. E dunque cosa valutaranno? Mi terranno in osservazione un mesetto per vedere se mantengo un dignitoso standard di disinvolta eleganza, o se per caso qua e là svacco e mi presento in jeans e felpone slabbrato? Verificheranno in che misura corrispondo alla stereotipo della bibliotecaria con la crocchia ingrigita, gli occhiali dalla montatura di tartaruga, e l'attitudine marziale a porre il dito indice verticalmente alle labbra per zittire l'utenza indisciplinata? Se so ballare il tango, se cucino una discreta ratatouille, se all'occorrenza so smontare un ordigno innescato? Nulla che c'entri una mazza, me ne rendo conto. Ma perchè, ammettere con riserva in questo caso è una cosa sensata?

Il bello poi è la sperequazione vertiginosa tra il rilascio del consenso e i vantaggi pratici che dovrebbero conseguirne per me. In termini di soldi, si parla di 6 euro netti al mese. Sul full time. Nel mio caso quindi, suppongo ridotti a 4.

Mi fa solo molto ridere, sia chiaro, non sono mica incazzata. Però è proprio uno di quei casi in cui avrei voglia di alzare il telefono, farmi passare il magnifico rettore e dirgli: Vincenzo, davvero, non stare a preoccuparti. Quei 4 euro tienili pure. Di sicuro ne hai più bisogno tu di me.  

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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