Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Messaggi del 11/04/2008
Entro nell’edificio vuoto alle 7 e 40 appoggiando il badge sulla fotoelettrica all’entrata. Fa bzzzz e scatta, e la porta mi si richiude alle spalle con uno strano risucchio. Mi fermo un attimo sulla soglia, proprio una frazione di secondo, perché adoro i grandi edifici vuoti, quelli pensati per le folle prima che queste arrivino a occupare gli spazi. Resta in circolo una specie di elettricità sospesa, una carica a basso voltaggio che è un residuo dell’energia messa in movimento il giorno prima, e che non fa in tempo a depositarsi a terra prima che ricominci una nuova giornata. Attraverso l’atrio e me ne vedo con passo un po’ malfermo alla macchinetta del caffè. Ho quasi sempre i tacchi – dio quanto mi piacciono le femmine che camminano sugli spilli! – ma non sono proprio una pantera. Mi faccio tenerezza da sola e so che prima o poi impararò a fare meglio di così. Infilo la mia chiavetta di plastica dell’apposita fessura e digito il numero 15: caffè macchiato con spruzzata di cacao. Una sciccheria Prima però riduco lo zucchero di default. La macchina ne mette troppo. Un cucchiaino basta. Basta e avanza. La macchinetta mi fa il conto alla rovescia, come lo shuttle. Ci mette 50 secondi esatti. Allo scadere del tempo si apre lo sportello e un braccino meccanico mi porge il bicchiere. Ho la sensazione che lo faccia con una certa misurata eleganza. Oppure sarà che di prima mattina mi sembra sempre tutto molto bello, molto rituale. E infatti quando più tardi scendo di nuovo a prendere il caffè delle 11 in pieno marasma, non ho più l'impressione di esagerata cortesia da parte sua. Lo sento lievemente frettoloso. E stanco anche. Stanco sì. Demotivato. Fortuna che anche lui è come me. Una notte di sonno lo rimette al mondo. Prendo il mio caffè, ringrazio il braccino - perché ho un lato Alice nel Paese delle Meraviglie, e quando nessuno mi sente cosa me ne frega di passare per pazza? - infilo il primo ascensore che trovo aperto nell’atrio e salgo al quinto piano. E mentre attraverso la biblioteca deserta comincio a sorseggiarlo. Temperatura perfetta. Aroma perfetto. Perfetta mattina. Col mio perfetto caffè. |
Great expectations
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