Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Messaggi del 30/07/2008
Con tutte le novità di oggi un altro po’ me lo dimenticavo. Ieri sera durante la mia consueta visione icastica del tg1, ho sentito Fini in studio esprimere all’incirca un concetto così: …e io ritengo che un cittadino abbia il diritto di porsi alcune domande: perché un pregiudicato condannato da un regolare processo poi alla fine non va quasi mai in galera? Queste sono questioni che sentiamo fortemente in parlamento. E certo. Lo sentite fortemente il problema dei pregiudicati fuori dalla galera. Se non lo sentite voi che c'avete una lista di pregiudicati che la buvette e il transatlantico sembrano San Quentino, chi cacchio lo deve sentire? Il senso dell’umorismo della nostra classe politica è una cosa che non finisce mai di sorprendermi. |
Ci sono occasioni in cui la Chiesa ti provoca volontariamente. E occasioni in cui lo fa suo malgrado. Oggi è andata proprio così. Mentre ero in cerca del santo del giorno mi salta agli occhi un altro dei festeggiati odierni: Arnaldo Amalrico. Sapete come funziona per i santi in calendario, no? Siccome ce ne sono molti di più dei 365 giorni disponibili, a parte quelli coi superpoteri tipo Francesco d’Assisi, oppure le feste canoniche come l’Assunzione della Vergine, che sono inamovibili, tutti gli altri vanno a rotazione. Che è un po’ come gli sfigati che nascono il 29 febbraio. Si festeggiano una volta ogni tanto. Insomma l’Amalrico non era di turno quest’anno, ma c’era comunque tra quelli non festeggiati, e mi è saltato subito agli occhi perché quando lo incontri una volta nella vita, non te lo dimentichi più. Il santo Amalrico è stato uno dei più celebri abati di Cîteux, il monastero che ha dato il nome alla riforma cistercense, e che oggi è pressochè scomparso perché saccheggiato durante la Rivoluzione Francese. I rivoluzionari, in fondo cari ragazzi, forse su certe questioni peccavano di eccesso di zelo. Sta di fatto che quando decidevano di fare una cosa, la facevano bene. E infatti oggi del complesso non rimane praticamente nulla. All’epoca di Amalrico invece, Cîteux era un signor monastero, e l’epoca di Amalrico è quella della massima diffusione delle eresie. Non perché fossero tempi particolarmente irreligiosi ed empi, ma perché la discrepanza tra l’invito diffuso all’imitatio Christi sbandierato da tutti i pulpiti, e lo stile di vita del canonico medio, risultavano in lieve conflitto, perfino per un popolo di Dio come quello dell’epoca, che era poco propenso a farsi domande e meno che mai a rimestare nel torbido – i sindacalisti del resto erano ancora parecchio di là da venire. Certe contraddizioni saltavano agli occhi. Da qui a farsi eretici il passo era breve. Se è per questo era breve anche il percorso necessario a beccarsi un’accusa di eresia non appena si osava alimentare il venticello delle polemiche. Malgrado questo, alla metà del ‘200 buona parte della Francia meridionale era ormai passata al nemico. La Chiesa affrontò la questione con la consueta mansuetudine che sempre la caratterizza quando sente di rischiare la carega: armò un esercito e bandì una crociata che gli storici poi hanno chiamato contro gli albigesi – perché le crociate sono talmente tante che se non le distingui in qualche modo, come i cicloni tropicali del Pacifico, poi è un casino fare un minimo di ordine. L’abate Amalrico fu il capo spirituale di questa simpatica combriccola di pendagli da forca che massacravano in nome di Dio. Le cronache dell’epoca lo ricordano in particolare per un episodio. Alla caduta di una delle tante cittadine tenute sotto assedio dall’esercito ortodosso, richiesto di un consiglio su come distinguere tra quelli che avevano aderito all’eresia da quelli che erano rimasti fedeli alla Chiesa di Roma – visto che, essendo i primi condannati a morte, era ragionevole supporre che tutti o quasi avrebbero negato ogni addebito – Amalrico rispose così: uccideteli tutti. Dio riconoscerà i suoi. Che dire? Magari in termini di carità cristiana è un po’ lacunoso. Ma dal punto di vista logico non fa una grinza. |
Post n°175 pubblicato il 30 Luglio 2008 da middlemarch_g
Oggi vado a fare una cosa che di questi tempi molti ti invidiano. Firmo un contratto permanente mettendo la parola fine alla mia esistenza di precaria. La convocazione è arrivata ieri alle quattro. L’appuntamento è per oggi alle 11. Non si può proprio dire che mi abbiano lasciato ampi spazi per riflettere. Perché io – e lo rivendico con orgoglio – sono precaria nell’anima, e un poco mi turba, per la prima volta nella vita, dover mettere una firma in calce a un documento che mi contraddice ontologicamente. La stabilità non fa per me. Io sono per le trasformazioni costanti, per le forme che non ti imprigionano, per le dinamiche di flusso, per le migrazioni e i passaggi a nord ovest. Mi piacciono le crisalidi molto più delle farfalle e adoro ogni piccolo indizio a patto che rilevi un cambiamento. Nella sostanza cambia poco. Saranno due anni che ho deciso di dedicarmi a tutt’altro rispetto a quello che faccio oggi, e sto lavorandoci su piuttosto seriamente. Non sarà per domani, ma sarà senz’altro prima o poi. Un contratto firmato non è firmato col sangue – come dice il il diavolo che amo – e una firma non mi distoglierà dai miei obiettivi. Però una puntina di nervosismo c’è. Inutile negarlo. Appena un accenno, ma c’è. Allora ho deciso di fare un esperimento, per vedere se la mia determinazione gode in qualche misura del favore delle stelle – non vi sto neanche a dire quanto sia integralmente medioevale sul piano della superstizione! Sono andata in cerca del santo del giorno : è Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna del V secolo. Lasciamo perdere le vicende biografiche, che non sono esageratamente significative, concentriamoci invece sul nome. Pietro Crisologo. Crisologo. E’ bello vero? Per una che desidera fare quello che voglio fare io, è perfino qualcosa di più che semplicemente bello. E’ un presagio. Una profezia. Una benedizione. Ad ogni buon conto, per non sapere né leggere né scrivere, accetto Pietro Crisologo come segno di buon auspicio, ma se proprio devo scegliermi un santo protettore preferisco prendermelo laico. Il Crisologo avrà avuto in bocca parole dorate, ma dubito che brillassero come quelle di Pavese. Perchè il contratto lo firmo. Ma sia chiaro che il futuro resta mio. Chi non si ferma adesso, subito, non si ferma mai più. Quello che fai, lo farai sempre. Devi rompere una volta il destino, devi uscire di strada, e lasciarti affondare nel tempo. |
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