Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Maggio 2009

Potere metafisico degli anacoluti

Post n°510 pubblicato il 26 Maggio 2009 da middlemarch_g

Certe volte fai delle cose talmente stupide che perfino il blog diventa un posto inappropriato per esprimere un parere sulla questione. Questo per chiarire una volta per tutte il livello ipogeo della cazzata. Se vuoi osare ugualmente ti tocca metterti a parlare per metafora, per metonimia, per allitterazione, per anaferesi, e potrei andare avanti per ore a prendermi per il culo visto che sono tutte figure retoriche di cui a malapena riesco a elencare i nomi, ma vattelapesca se mi ricordo come si usano senza l'ausilio di wikipedia.

Va bene, tentiamo. Potrei dire che c'era un tag in cui ho creduto. Ma si, diciamo così. Be', oggi non ci credo più. Ed è sempre brutto il momento in cui scopri che l'inflazione emozionale t'ha dimezzato il tasso di interesse sulla fede.

Non si capisce una mazza? Può essere. Succede. Ma va bene lo stesso. Certe cose non sono fatte per essere comprese, sono fatte per essere dichiarate senza mezzi termini e poi lasciate andare, ché io non sono il tipo che vive masturbandosi sulle sue zavorre emozionali.

Quello che c'era da dire l'abbiamo detto. E come commentava Gigi, il mio indimenticabile retrocompagno di banco - non ce l'avevo seduto a fianco, ce l'avevo appena dietro -: se ancora non hai capito, anacoluto cada su te.

 
 
 

La moglie del soldato

Post n°509 pubblicato il 26 Maggio 2009 da middlemarch_g
 

Io per Veronica ho sempre avuto sentimenti contrastanti. Diciamoci la verità: se una donna può arrivare seriamente a prendere in considerazione l’ipotesi di sposare Berlusconi - una donna, intendo, che non sia mai stata deprivata del bene delle sue facoltà cognitive a seguito di qualche genere di trauma - può farlo per una sola ragione, perché è un modo non meno onorevole di altri per sistemarsi a vita. Me ne vengono in mente almeno un paio di gran lunga peggiori, per esempio farsi eleggere in parlamento essendo portatori di competenze inesistenti e gravamente tarati sotto il profilo del ridicolo, quindi fare un cazzo qualche anno, e poi campare a spese del contribuente per il resto della vita. Almeno lei s’è sposata un privato, nel senso che era tale quando l’ha incastrato, e il suo vitalizio se l’è ricavato dal settore terziario senza gravare sul pil. Poi non è colpa sua se una bella mattina lui s’è svegliato Unto e invece di una bella ravanata nella lisciva ha deciso che le cose dovevano andare come sono andate.

Per un bel po’ in fondo ho apprezzato la sua predisposizione al silenzio. Non che questo me la rendesse simpatica, ma insomma se ne stava buona a Macherio a coltivare petunie, e in fondo almeno non faceva danni, il che sotto un certo profilo è pur sempre un comportamento non del tutto disdicevole. Mi indispettiva la tendenza di certa stampa a reagire come i pastorelli di Lourdes di fronte alla Madonna ogni volta che apriva bocca, però ripeto, in un paese come l’Italia vogliamo davvero scandalizzarci per queste piccole contingenze a latere della politica? C’è sempre stato ben altro di cui preoccuparsi, siamo seri.

E a un certo punto sono arrivata quasi a compiacermi del suo ruolo. Oddio, no. Compiacermi è troppo. Diciamo a tirare un sospiro di sollievo. Perché Berlusconi lo conosciamo tutti, abbiamo ben presenti le caratteristiche e i limiti dell’uomo, soprattutto abbiamo le idee chiarissime sul senso della misura e dell’eleganza, del buon gusto e dei confini del lecito, specie nei contesti internazionali che frequenta lui senza visibilmente cogliere le sfumature che li distinguono dalla fiera della porchetta di Ariccia. Ora il punto è che Veronica, in fondo, ha modi fin troppo eleganti rispetto al genere di donna che piace a lui, e che da uno come Silvio era lecito aspettarsi che si sposasse una lipodotata gonfia come una mortadella sul giro tette-e-culo, con analogo senso della misura e dell’estetica, che a differenza di sua moglie avrebbe potuto pretendere di presenziare a tutti quei contesti di rappresentanza in cui lei ha latitato, triplicando la possibilità concreta di fare figure di merda che sarebbero state amplificate dalla  stampa internazionale facendo il giro del pianeta dalla Kamchakta allo stretto di Bering. Diciamo una sullo stile di Valeria Marini. Avvertite il brivido? Ve la immaginate che tenta un inchino allargando le ali della gonna di fronte alla regina d’Inghilterra come ha visto fare in qualche polpettone storico tipo Anna Bolena, la maledizione di una Regina, magari mentre le tette le scivolano fuori dal corsetto chiodato? Oppure che va giù di cranio sulla scalinata dell’Eliseo inciampando su un tacco 12 a stiletto mentre corre incontro a Sarkozy? O mentre infila qualche ricettina afrodisiaca alla curcuma salutando i delegati a un forum internazionale della FAO? O che fa approntare in dono raffinate confezioni di lingerie da bordello caraibico per le consorti degli ospiti stranieri, magari da lei stessa disegnate, perché l’Italia è il paese dell’ammore? Io me l’immagino benissimo. E di una cosa sento di dover essere grata a Veronica: che tutto questo almeno ce l’ha risparmiato.

Quanto alla Santanchè, la quale pare abbia dichiarato che disapprova la signora Berlusconi perché ritiene che in lei avrebbero dovuto prevalere gli obblighi di italiana sui sentimenti di moglie, per rispetto al paese, si tranquillizzi. Nel toccare il fondo c’è sempre un vantaggio. Che puoi permetterti di tralasciare ogni preoccupazione relativa al rischio di scendere più in basso di così. Chi amava Berlusconi prima continuerà a farlo anche adesso, ed è questa in fondo la cosa più sorprendente di tutte. Quanto agli altri, è tanto ormai che non ne sentiamo più parlare. Non c’è motivo di credere che le cose cambieranno nel prossimo futuro.

 
 
 

In hac vallis lacrimarum

Post n°508 pubblicato il 25 Maggio 2009 da middlemarch_g
 

assunta

Rientravo dalla Toscana. Percorrevo l'ultimo tratto prima di arrivare a casa, quello che si fa anche a occhi chiusi e reti neuronali scollegate: Bologna-Padova. Un'infinita distesa di piattume intorno a te. Una lunga, ininterrotta striscia d'asfalto sotto le tue ruote. Un panorama talmente noioso che perfino dalla radio esce solo una pietosa giaculatoria di suoni perfettamente allineati alla desolazione della linea d'orizzonte. Nel tratto precedente, quello appenninico, perlopiù la radio gracchia. Ma una volta scesi a valle comincia a lamentarsi come un capodoglio ferito. Un mugolio uggiolante, uno strazio inaudito, e finché non rientri in città bisogna che ti adatti perché il convento non passa altro. Per inciso, io vi confesso che i gaudiosi misteri della modulazione di frequenza non li ho mai davvero compresi.

Allora ho deciso di fare una cosa che tutto sommato mi sembrava in linea con il contesto. Mentre passavo da un canale all'altro cercando di decidere di che morte dovevo morire, mi sono sintonizzata su Radio Maria, e lì mi sono fermata. Mi ha attratto una canzoncina mariana cantata da un coretto di voci bianche sulla stile pubblicitario dei jingle delle Girella Motta, non so se ve li ricordate. Mi ha preso perché faceva orrore, e l'orrore attira. Oltretutto nel grondare cattivo gusto riusciva anche nell’intento di farmi molto ridere. Ed è stato così che involontariamente ho cominciato a seguire il programma di cui la gnagnera devozionale era solo la sigla.

Insomma c'era un conduttore - suppongo un prete, ne aveva l'inflessione untuosa da fettina di mortadella salmistrata - che accoglieva in studio telefonate di bambini ai quali chiedeva: come ti chiami? E la creatura innocente rispondeva, non so, diciamo: Carlo. Oppure: Francesca. E lui: che preghiera vuoi dire? E il martirizzando, per esempio: il Padre Nottro per la mia torellina che ha la febbe! E il consacrato in radio: vai, ti ascoltiamo. A quel punto il bambino partiva come una mitragliatrice: Padre Nottro che tei nei cieli, tia santificato il tuo nome, tia fatta la tua volontà...e via di seguito tutta la preghiera fino-in-fondo. Il che è già talmente sublime da meritare una chiamata al volo ai membri della commissione che assegna i Pulitzer a Los Angeles, perché se non è una candidatura seria questa, allora qualcuno deve spiegarmi esattamente cosa intendiamo quando parliamo di informazione d'avanguardia.

Ma non è finita qui. La trasmissione evidentemente pativa qualche ritardo di programmazione. Il conduttore si faceva sempre più nervoso man mano che i bambini inanellavano pie declamazioni, per cui alla fine un po' spazientito ha cominciato a velocizzare il processo di sacra espulsione. Una specie di mistico lassativo orale che purtroppo ha dovuto mandar giù tutto insieme l'ultima incolpevole creatura. Veloce, veloce, che dobbiamo chiudere! Ha detto alla bimba che era anche l’ultima ospite telefonica, e lei, povero angelo, ha fatto tutto quello che poteva per non interferire con le tempistiche del sacro palinsensto. Tenete conto che partiva svantaggiata, le toccava il Salve Regina che è una robetta impegnativa. Ma ce l'ha messa tutta, ha fatto un respirone e poi s'è lanciata fuori dal pitbox devozionale come un missile:

SalveReginamadredimisericordiavitadolcezzasperanzanostrasalve
Atericorriamoesulifiglidieva
atesospiriamogementiepiangentiinquestavalledilacrime

e giuro che ha tirato dritto come un treno finché non ce l’ha fatta ad esalare l’ultimo respiro sull’oclementeopioodolceverginemaria! Poi credo sia svenuta per mancanza di ossigeno, ma di questo non sono certa perché la famiglia all’altro capo del filo non ha ritenuto di volersi sbilanciare su una prognosi, ed ha agganciato la cornetta.

Ho riso fino alle lacrime. Ho riso perché è stato oggettivamente divertente. Ma poi quando ho smesso di ridere mi è venuto in mente che in fondo è divertente solo fino a quando non ci pensi sul serio. Perché se prendi un bambino e gli fai passare l’infanzia a mandare a memoria queste orrende stronzate che vengono giù dritte dal De contemptu mundi di Innocenzo II e che grondano di allusioni malsane, brutte e ansiogene oltre ché completamente assurde, se ti metti in testa di convincere una creatura che per sua spontanea inclinazione sarebbe destinata ad essere gioiosa e vitale che sarà bene invece che sia dia una raddrizzata perché in realtà non è altro che un esule figlio di eva spirante e gemente in una valle di lacrime, e lui magari non ha l’autonomia mentale o la fortuna per capire che sono tutte cazzate, poi in fondo ti puoi davvero lamentare se vent’anni dopo si droga? Secondo me, no. Strano sarebbe che non lo facesse. Farsi come una scimmia in una valle di lacrime: non riesco a pensare a nessuna attività che sia più conseguenziale di questa.

 
 
 

A lot of silence here

Post n°505 pubblicato il 21 Maggio 2009 da middlemarch_g
 

elefante

Mi sa che sto approfittando della vostra gentilezza, il che mi mette un po' a disagio. Ho l'impressione che vi siate fatti l'idea che in questi giorni latito perché sono preda di qualche crisi a sfondo esistenziale potenzialmente foriera di svolte a tinte drammatiche. Però adesso, sentite: solo perché una decide di citare un'eroina romantica ottocentesca completamente fuori di testa che scappa da Parigi e finisce folle e in miseria a Barbados, non è che bisogna prenderla proprio proprio proprio in senso letterale. E' una succosa metafora. Del resto è da sempre il mio problema. Che ho questo vizio di ipostatizzare i miei stati d'animo convertendoli in figure retoriche di un certo clangore. Panorami interiori che sembrano tutto, ma certo non il set di un film di Lars Von Triers. Diciamo piuttosto che tendo agli allestimenti barocchi, forse addirittura decadenti. Una cosa del genere di una messa in scena dell'Aida con 3000 comparse e gli elefanti veri in un contesto informale tipo l'arena di Verona paludata di broccati. C'ho il moto interiore coreografico, ipercinetico, sovrabbondante, trasudante pathos. Ma con un accorgimento che mi salva dalla completa caduta nel ridicolo: non mi prendo mai sul serio. Non mi dimentico che è la rappresentazione di uno stato di disagio, e che è solo un modo come un altro per farmela passare. La mappa non è il territorio. E infatti in genere mi passa in fretta. Sareste sorpresi di vedere quanto poco ci metto a rimandare a casa 3000 comparse a calci nel sedere e accompagnare cortesemente gli elefanti alla più vicina pozzanghera per farsi un bagnetto nel fango. Prego, Dumbo, di qua. Datti una sciacquatina e riposa. Ci rivediamo alla prossima rovinosa caduta di stile.

Tutto questo mi è necessario come l'aria, serve a compensare il mio aspetto pubblico che invece è sideralmente diverso, ed è probabile sia questa la ragione per la quale ho la quale ho deciso di aprire un blog. Perché in pubblico sono l'equivalente di un pastore calvinista. Un pastore calvinista un po' sopra le righe, diciamo. Ma non troppo. Moderata. Spesso silenziosa. Occasionalmente pungente. A tratti aggressiva, ma solo se la situazione lo richiede. Per cui: ho bisogno di allestimenti interiori importanti perché a volte devo sentire in qualche modo il suono della mia voce con la certezza di non poterla confondere con quella di nessun altro. Ma questo non mi impedisce di continuare ad essere una risoluta cazzona. Se non mi prendo sul serio io, per carità, non lo fate neanche voi. 

Per il resto sto bene. Però devo studiare. Ultimo esame il 2 luglio. E poi torno in Fede e Bellezza. Oppure in fede, speranza e carità. Dipende se mi preferite in versione letteraria o teologale.

Però grazie. Davvero. Siete quasi meglio degli elefanti, e non lo dico a tutti.

 
 
 

Ipotesi di prossimità

Post n°504 pubblicato il 19 Maggio 2009 da middlemarch_g
 

 adele hugo

Penso che certe volte il modo migliore per avvicinarsi a qualcuno è dirgli: mi arrendo. Non capisco. Magari mi siedo qui per terra, se non ti dispiace. Che se poi per caso decidi di fermarti sai dove trovarmi.

Bisogna provarle tutte. Anche quelle irragionevoli. Con certe persone funziona solo così. E se non funziona neanche quello, almeno non avrò più niente da rimproverarmi.

Certo che è una bella condanna avere questa vocazione smisurata all'autonomia emotiva. Alle volte mi viene voglia di diventare una di quelle femmine isteriche che piantano casini sulle inflessioni vocaliche che non vi dico neanche. Pensare che a guardarmi bene in fondo agli occhi somiglio sputata ad Adèle H. Vai a capire perché nella vita mi tocca sempre assumere queste sembianze da feldmaresciallo dell'amore. Usa a obbedir tacendo. Forse perché Adèle H non era proprio una bella persona. Eh si, dev'essere per questo. Mai, mai che impari una lezione dalla vita, io.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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