Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Luglio 2012

Complesso di superiorità

Post n°799 pubblicato il 30 Luglio 2012 da middlemarch_g
 

Ci sono tanti, tanti modi per dire una cosa. Per esempio: per esprimere il concetto che una donna è migliorata con la maturità e che sembra più bella superati i 40 piuttosto che quando ne aveva 20 ed era nel fiore dell'età, si possono scegliere svariate perifrasi.

La mia amica C., nata e cresciuta nel quartiere Flaminio, mi ha raccontato che recentemente questo concetto le è stato espresso così:

A Ca', sai che c'è? E' che quanno c'avevi 20 anni eri arapante come un palo della luce. C'hai presente quello? Ecco, così. Uguale. Oggi invece, che te devo dì, tutto sommato un par de bottarelle uno te le darebbe.

Capito perché a parità di condizioni nascere in un posto o in altro non è mai la stessa cosa?

Nascere a Roma, comunque, è meglio.

 

 
 
 

Che cosa si risponde a un messaggio così?

Post n°798 pubblicato il 26 Luglio 2012 da middlemarch_g
 

Ciao! sono un massaggiatore benessere diplomato. Se ti dovesse servire scrivimi mando foto e info 340295XXXX. Ciao serafino.

Mandi foto di che, esattamente? Perché è importante per identificare la corretta nicchia di mercato.
.

 
 
 

Tragico epilogo

Post n°797 pubblicato il 25 Luglio 2012 da middlemarch_g
 

Oh, a proposito. Ho finito Murakami, e mi sono presa anche qualche giorno per compensare l'impatto emotivo della chiusura del libro sull'ultima pagina, che può essere sempre influenzato da impressioni momentanee destinate a ricalibrarsi nel tempo.

Alla fine la sintesi del mio pensiero è questa. Murakami: vaffanculo.

E non perché è un brutto libro. Se lo fosse avrei infierito volgarmente, e invece, spero si noti la differenza, la mia è vera e propria furia letteraria. Perchè se si esclude la partenza stentata ma del tutto conforme ai ritmi liturgici di cui in Giappone non si può proprio fare a meno, alla fine il libro decollava, spalancava le ali come un'aquila e ti portava in alto con quella sensazione bella e terribile che possono regalarti solo le altezze immense da cui vedi tutto e capisci tutto, compreso il rischio di sfracellarti al suolo, e te la fai sotto dalla fifa ma stringi i denti e tieni duro perché senti che in qualche modo strano e inconcepibile alla fine ne sarà valsa la pena.

E poi, d'improvviso, diventa un pollo. Perde vertiginosamente quota, starnazza, singulta, e alla fine atterra cappottandosi su se stesso, scaraventandoti nel fango e acciaccandoti tutte le ossa.

C'eri quasi, cazzo, Murakami di merda. E non si fa così.

 

 
 
 

Wishful thinking

Post n°796 pubblicato il 25 Luglio 2012 da middlemarch_g
 

Mio nipote - sempre quello, l'unico fra tutti i nipoti che ho, autorizzato dalla legge a inserire nell'urna una cartella elettorale - quest'anno ha fatto la maturità. Se l'è cavata più che dignitosamente, devo dire, considerando che non è mai stato uno di quelli che darebbe il sangue per una prestazione sopra la media. Lui è più il tipo Affamato dei Grandi Misteri dell'Esistenza. Gli piace la filosofia nell'unico modo in cui ha senso interessarsene, e cioè per cercare di capire come funziona la vita se non ti accontenti del bugiardino prestampato che ti forniscono allegato ai libri di testo a scuola o in parrocchia.

Poi invecchiando capirà quello che abbiamo scoperto tutti. Che la filosofia, - come del resto qualsiasi disciplina che abbia analoghe pretese di verità - non serve a trovare le risposte ma solo a moltiplicare le domande. Superato il primo momento di sconcerto, se ne farà una ragione e magari saprà adattarsi alla natura zen dell'universo, il quale da parte sua, per il pochissimo che ho capito io, nei momenti cruciali dell'esistenza ti sussurra spesso in modo inequivocabile che le risposte logiche ai misteri della vita servono quanto le biciclette ai pesci. Perché l'uomo non ha bisogno di sapere. Quello è un optional. Ha bisogno di essere felice, semmai. Performance che non si ottiene quasi mai con le risposte giuste, ma eventualmente con la giusta attitudine di spirito, indipendentemente dal fatto che capisca quello che sta succedendo oppure no.

Ma insomma. La situazione è quella che è. I giornali li legge anche lui. Vede come vanno le cose, calcola le prospettive di cui dispone, è al corrente delle opportunità che ha di fronte, osserva con la dovuta attenzione il catafascio sociale che dilaga in Europa e nel mondo, mentre noi giovani adulti tutti intorno guardiamo altrove simulando autorevolezza per cercare di non pensare che questo è il contesto in cui dovranno trovare il modo di sopravvivere.

Gli ho chiesto - non senza una certa vergogna: hai dei progetti? Che pensi di fare ora? Lui mi ha elencato con nonchalance un paio di ipotesi molto esperienziali, poi ha fatto una pausa e alla fine con voce e tono determinati ha detto: sto valutando delle proposte.

Lì per lì mi è venuto da ridere. Mi sono figurata una serie di scenari in grado di fare da equivalente visivo dello scatafascio sociale in cui viviamo, tipo un adolescente indiano di Mumbai che dalla cima della discarica di uno slum ti dice: sto valutando delle proposte. Oppure un contadino  nicaraguense defraudato della terra che alza gli occhi e di nuovo: sto valutando delle proposte. O un piccolo allevatore di capre pakistano, un guidatore di risciò di Bangkok, un senzatetto di Ulan Bator: stiamo valutando delle proposte.

La sproporzione tra l'attitudine mentale e le condizioni oggettive è la stessa. Eppure lui sta lì determinato a valutare delle proposte, perché ha il coraggio e la luminosa inconscienza dei suoi 18 anni, e se ne sbatte altamente di tutta la merda che lo circonda.

Allora ho pensato: ecco, c'è ancora una speranza. C'è un esercito di ragazzini armati solo di filosofia che non vede ancora l'incoscienza del mondo, e che rifiuta di accettare l'idea che il futuro debba essere condizionato da eventi con cui non hanno avuto nulla a che fare; un esercito di sconsiderati utopisti che si allinea alla partenza aspettando che lo starter spari per segnalare che è arrivato il loro turno, e che nessuna devastazione gli negherà il diritto di avere fede nella stessa speranza che abbiamo avuto tutti a quella età: credere di possedere il talento per cambiare il mondo.

Non so come andranno le cose, ma so che una cosa importante posso ancora farla per loro. Condividere quella fede, immensamente. E mettere a disposizione della loro utopia tutto l'amore che ho.

Che poi l'amore, per inciso,  serve solo a quello.

Ti bacio forte, Andrea.

 

 
 
 

E va bene che a voi piace tanto il rito. Ma insomma.

Post n°795 pubblicato il 11 Luglio 2012 da middlemarch_g
 

Io voglio dare fiducia a Murakami.

Però rilevo con perplessità che, a partire da pagina 58, l'autore mi conduce per mano nella descrizione di una cena a base di linguine e insalata, e che ritiene doveroso dettagliarmi che Fukaeri ha mangiato nell'ordine:

1. Un pomodoro
2. Un cetriolino
3. Una foglia di lattuga
4. Un pezzetto di sedano

Tengo, invece, il commensale di Fukaeri, per il momento si è limitato a succhiare una cozza e ha infornato una forchettata di linguine. Sono a pagina 67 e la cena non è finita. Tanto meno è finita l'insalata. C'è il ragionevole rischio che io venga messa al corrente del destino di tutto il rimamente contenuto della ciotola. Per non parlare della ricca varietà di frutti di mare che abbonda nel piatto di Tengo.

E' ancora troppo presto per prendere una decisione definitiva. Tuttavia,  sono piuttosto incline a credere di trovarmi sulla soglia di un notevole sfrantumamento di maroni.

 

 

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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