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The wolf of Wall Street


Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio,atto quinto. Dopo aver raccontato storie di gangster,aviatori,poliziotti corrotti e pazzi da manicomio,il duo a "cinque stelle" ci presenta la storia vera di un delirante sogno americano.Jordan Belfort è un agente di borsa scaltro e carismatico che,una volta approdato a Wall Street,impara in fretta a non avere scrupoli e a far sue le regole di un mondo apparentemente dorato. In pochi anni scala le gerarchie interne diventando una leggenda da prima pagina,adulato dai suoi collaboratori e..ricercato dall'FBI.Superfluo soffermarsi sulla bellezza artistica del film - Scorsese è un maestro e nel tratteggiare personaggi "sopra le righe" è fra i migliori - e sulla sontuosa performance di Di Caprio. Diventa utile,invece,valutare il film sia per il contenuto che per il paragone con l'autorevole Wall Street firmato Oliver Stone,il film che meglio ha descritto l'avidità ed il marcio nascosti nel mondo delle borse. Ebbene,nonostante la difficoltà nel potersi paragonare ad una pietra miliare,credo che wolfie (è così che i seguaci di Belfort lo definiscono) regga egregiamente il confronto,arrivando a completare l'opera di Stone: se Douglas e Sheen avevano mostrato il "nero" nascosto fra i dollari,Scorsese ne evidenzia il delirio di onnipotenza e quell'arrivismo che sfocia nel perverso,sia nell'accezione sessuale del termine che in quella più morale.