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T2 Trainspotting


Nella filmografia britannica e mondiale Trainspotting ha un ruolo peculiare e talmente importante da risultare immortale. Appartiene a quella categoria di film denominati cult e che,come tali,ha segnato profondamente una generazione ed il cui lascito artistico echeggia ancora - e chissà per quanto ancora.Sono passati vent'anni dalla fuga di Mark dalla grigia Edimburgo e con il malloppo (rubato ai suoi "cari vecchi amici"..) in mano. Vent'anni da uno dei monologhi più famosi del mondo,in cui veniva celebrata la pochezza di valori della società moderna,e che ha segnato un'epoca. Vent'anni dopo,appunto,Mark torna a casa in cerca di se stesso,o forse semplicemente per scappare da qualcosa. Ritornando all'ovile riallaccia i rapporti con i suoi vecchi amici Spud,Sick Boy e Begbie,e fra vecchie ruggini,nuovi affari e limitate prospettive di vita i quattro intrecceranno i loro destini cercando di dare un senso a questioni irrisolte e a vite gettate nella droga.Il pugno nello stomaco del primo film è un ricordo incancellabile ed impossibile da "pareggiare" con questo sequel che,comunque,ha tanto da raccontare: vite e potenziali inespressi,dipendenze ed incubi ricorrenti da cui è difficile (se non impossibile) scappare e la ricerca ostinata nel dare un senso a qualcosa. Insomma,mali piuttosto attuali che vent'anni fa venivano raccontati attraverso un film con tematiche estreme e allucinanti e che,ora,avrebbero un impatto decisamente meno estremo. Qui sta il neo di questo sequel,l'incapacità intrinseca di non poter trasmettere quelle stesse emozioni,perchè il pubblico è cambiato,il modo di narrare anche e,soprattutto,il modo di comunicare.