Lo studiolo

Richard Galliano - Viaggio - 1993


Parliamo oggi di un disco che secondo me va inserito nella Hall of Fame di tutte le produzioni jazzistiche.Richard Galliano lo si può considerare uno degli artisti, se non l'artista, che ha riportato alla ribalta del panorama musicale mondiale uno strumento (almeno nel nostro paese) bistrattato come la fisarmonica.Dico "bistrattato" perchè un retaggio tutto italiano vuole l'utilizzo di questo strumento principalmente nelle feste paesane o in serate da balera.Io stesso molte volte quando incontro gente nuova e dico "suono la fisarmonica" il 99% ci associa subito il concetto di "sagra" e mi mima il pagliaccio del circo intento ad aprire e chiudere il mantice del suo organetto.Richard Galliano, il quale non fa mistero di avere origini italiane, inserisce l'accordeon e precisamente lo stile musette tanto caro ai francesi in un ambito jazzistico percorrendo quello che un suo caro amico fece però in terra d'Argentina e cioè Astor Piazzolla. Lo scopo di Galliano era quello di creare un nuovo linguaggio partendo dallo stile che ha sempre caratterizzato la Francia. E' così che nasce Viaggio...il primo ed entusiasmante disco da me acquistato di colui che ritengo il mio mentore e punto di riferimento. In questo disco il maestro scatena subito il suo virtuosismo immane ed il suo fraseggio pulito quanto vertiginoso nel pezzo "Waltz for Nicky" come a dire "questo è new musette signori...non dimenticatelo!". Gioca su un'altra forma di 3/4 tanto caro ai francesi che è la Java, tessendo in "Java Indigo" quante più trame melodiche possibile causando nell'ascoltatore una tensione che non sopisce mai, anche dopo vari ascolti. Il viaggio continua con il tributo all'amico Piazzolla con il pezzo "Tango pour Claude", in brasile con "Christopher's Bossa" ed il ritorno ai ritmi della terra natia con "Little Muse".
La collaborazione di musicisti del calibro di Bireli Lagrene rendono ancora più importante quest'album sul quale, il maestro (o mostro?), basa buona parte del proprio repertorio live.Personalmente volevo ringraziare quest'uomo per aver risvegliato in me stesso l'amore per il mio strumento che in qualche maniera avevo perso proprio a causa della mia scellerata convinzione che il suo utilizzo fosse da relegare ad eventi a base di fettuccine al ragù e carne alla griglia innaffiate da vino rosso da pasto e due salti sulla pista.Nel 1998 ricominciai a studiare armonia e teoria jazz ed oggi, grazie ai suoi stimoli, partecipo a realtà musicali che manco mi sarei mai sognato. Spero un giorno di avere la possibilità di ringraziarlo di persona.