Tracce di vita

la responsabilità della donna e la legge 194


E’ noto che l’esperienza dell’aborto non viene mai vissuta dalla donna in modo superficiale e indolore. Una simile decisione è sempre estremamente sofferta e non di rado lascia cicatrici difficili da rimarginare. Il punto da non dimenticare tuttavia è che solo una donna che si trovi nella condizione di aspettare un figlio può prendere la decisione di non partorirlo: ogni donna è una persona responsabile, in grado di autodeterminarsi e di prendere decisioni consapevoli sulla propria vita e quella che porta dentro di sé. E come tale va rispettata: mi sembra che  spesso il dibattito non consideri con il necessario rispetto la donna in quanto persona capace  di autodeterminazione e di scelte sensate.Solo la diretta interessata è in grado, e ha il diritto, di valutare se sussistono “circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”, come recita la legge 194, e solo la direttadi decidere di conseguenza.La struttura dei consultori funziona. Non altrettanto funzionano, in Italia, i servizi per le madri e le famiglie. La Chiesa e le associazioni di volontariato cattoliche, oltre che le altre istituzioni, -vedi il sindaco di Milano che si è dichiarato disponibile a erogare finanziamenti ai volontari-, non dovrebbero impegnarsi in inutili pressioni psicologiche su donne perfettamente capaci di autodeterminarsi. Se davvero avessero a cuore la questione, dovrebbero invece destinare parte dei loro fondi e delle loro energie a ciò che è veramente utile a una madre. Al sostegno economico, alla costruzione di asili nido, oggi insufficienti, alla riprogettazione dei tempi di lavoro per chi si trova nella condizione di madre e lavoratrice. Questa potrebbe essere un’ottima strada perché una donna in difficoltà abbia strumenti concreti per diventare madre, senza compromettere la propria condizione di vita e quella del bambino che aspetta.