Tracce di vita

Sproloqui di destra e di sinistra sull’interruzione volontaria della gravidanza


Legge 194, aborto e pregiudizio, come la democrazia esalta la laicitàNodo “etico” o “etilico”? Veri, forse, entrambi: la sinistra ha la sbronza etica, in materia di legge 194/78 sull’interruzione volontaria della gravidanza (riduttivamente detta “abortista”). Troppe domande in fila, non fanno però una risposta. Davvero qui si tratta di contrapporre la laicità al clericalismo? Come se il Vangelo fosse il Corano e la Chiesa l’Islam, che fa del libro (di precetti religiosi) di Maometto la “summa” del diritto positivo, cui ogni fedele ha l’obbligo di attenersi, pena la morte o il taglio della mano, oppure la lapidazione, poiché il peccato è reato. Nessuno in giro che risponda alla domanda pregiudiziale di che cosa sia la “laicità”. Rettifico: di risposte se ne danno anche troppe (dogmatiche, approssimative, partigiane...), ma nessuna veramente convincente. Allora ho titolo per provare a dire come la penso. Dal mio punto di vista la laicità è un “metodo” che deve consentire, una volta individuato un rilevante interesse collettivo tutelabile, di proporre le possibili soluzioni per la sua composizione, con il solo strumento del diritto positivo. Quindi, poiché sono tali sia la libertà religiosa, sia l’integrità della specie (per la parte che riguarda i rischi di manipolazione genetica) e, di conseguenza, gli aggettivi “rilevante” e “tutelabile” si rivelano fondati, allora nessuna polemica strumentale può essere indirizzata, in merito, verso chi rivendichi quella tutela. Dal punto di vista dei “macrosistemi” poi, la Chiesa è un soggetto sociale di primo livello (nel senso che, all’interno della società italiana, è partecipata nelle forme e negli istituti religiosi da varie decine di milioni di cittadini), che interviene con il suo insegnamento pastorale in materia di etica e di comportamenti moralmente rilevanti (dal suo punto di vista), stabiliti all’interno di quella sfera “magistratuale” che è di sua esclusiva competenza. Quindi, il metodo della “laicità” si applica, nei suoi confronti, come ad una qualsiasi altra manifestazione di rilevante interesse collettivo. Infatti, qualora decine di milioni di cittadini intendano dare seguito al richiamo dei ministri di culto, attraverso l’espressione autonoma di una volontà collettiva di adeguamento degli istituti giuridici dello Stato ai valori etico-morali proposti, allora compito della laicità è di prendere in considerazione un simile interesse rilevante, contemperandolo con quello eventualmente contrapposto. Nulla di meno, niente di più. La Chiesa invita a non votare al referendum sulla fecondazione assistita? Bene: decine di milioni di cittadini che ad essa guardano come guida spirituale, potranno liberamente decidere se ottemperare o disattendere l’invito alla diserzione formulato dai vescovi. Sia nel primo che nel secondo caso maturerà un’inoppugnabile volontà collettiva, attraverso il libero esercizio del voto democratico, che non offende di sicuro il principio della laicità, ma semmai lo esalta. Ritengo, infatti, che la “laicità” abbia strumenti tali, da opporsi a qualunque cambiamento che non rappresenti l’espressione di un interesse pubblico rilevante e diffuso. Ad esempio, sulla legge “194” è probabile che una comunità, colpita al cuore dalla crescita “zero” (o addirittura negativa) maturi un rilevante interesse collettivo a voler limitare l’esercizio di tale diritto, da parte della donna, o quantomeno a richiedere un incisivo potenziamento dei supporti a favore della maternità (maggiore professionalizzazione dei consultori, con forte riduzione delle disparità territoriali, etc.), facendo più leva sulla prevenzione, per evitare gravidanze indesiderate e portare a compimento il più possibile quelle “incerte”. Le guerre di posizione non servono: laicità non fa rima con pregiudizio. Non serve nemmeno granché l’assist di Casini, che apre il portafoglio a soffietto di una Commissione d’inchiesta parlamentare, dalla vita così breve, tale da destare più di un sospetto di strumentalizzazione. Tanto più che il ministero della Salute, a norma dell’art. 16, redige un rapporto annuale al Parlamento sull’applicazione della “194”. Allora: a che gioco giochiamo? La vita è una cosa troppo seria per entrare a far parte delle lotterie elettorali.di Maurizio Bonanni