Tracce di vita

Immagini e pensieri in armonia; tracce di vita sparse tra le note stonate della vita quotidiana e tra le pieghe della memoria. Un inestricabile intreccio di realtà e fantasia, di desiderio ed inganno, che non sempre scivola addosso senza effetti collaterali inafferabili.

 

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Le donne dimenticate di Miriam Mafai

Post n°873 pubblicato il 08 Dicembre 2005 da maschiosiculo1961
 

No, i consultori non sono, come pensa il ministro Storace, luoghi nei quali medici frettolosi distribuiscono alla leggera certificati che autorizzano le donne a liberarsi di una gravidanza indesiderata. E le donne che si rivolgono a quei medici non sono delle irresponsabili che pretendono quel certificato e subito dopo si recano in un ospedale ad abortire.

Il precorso che porta una donna - spesso trioppo giovane, spesso troppo sola, spesso troppo povera - a varcare la porta di un consultorio è assai più complesso e doloroso di quanto non pensi il ministro Storace.
E' assai più complesso e delicato di quanto non pensi il ministro Storace è anche il lavoro di un medico e di un assistente che, dopo aver ascoltato quella donna, le consegnerà, quando la donna confermi la sua decisione, il certificato richiesto.

L'aborto è questione troppo delicata per essere trasformata da chiunque, e tanto meno da un ministro della Repubblica alla ricerca di voti, in strumento di propaganda.
Dietro ogni decisione di abortire c'è sempre un carico di incertezze, di dubbi, di sofferenza che vanno rispettate.
Ogni aborto è sempre e comunque il venir meno di una speranza, la prova di un fallimento.
Solo apparentemente è il risultato di una libera scelta.

Ogni donna quando decide di abortire lo fa perché vi è costretta, dalle condizioni familiari o economiche, dall'abbandono o dal rifiuto del partner, dalla paura della solitudine o delle responsabilità.
Ci piacerebbe che la donna fosse davvero libera di decidere.
Ma davvero questa libertà esiste nel nostro paese?
Non ci si accusi di demagogia se diremo che questa libertà non esiste in un paese come il nostro nel quale il lavoro è sempre più scarso, i prezzi delle case in spaventosa crescita da anni, e in diminuzione i posti disponibili negli asili e nelle scuole materne.
Bisognerà pur affrontare un giorno, anche in sede politica, in modo serio e non retorico, il discorso della condizione delle donne nel nostro paese, della loro difficoltà di trovare un lavoro e di conservarlo quando abbiamo il desiderio di mettere al mondo un figlio, desiderio che alle volte viene considerato alla stregua di un capriccio.
Non è un caso dunque che in Italia vengano al mondo meno bambini che in tutti gli altri paesi europei, meno che in Svezia, dove l'aborto è consentito ma la maternità è protetta assai più che da noi. E dove dunque esiste insieme al

la libertà di abortire anche, ed è più preziosa, la libertà di mettere al mondo un bambino. In queste condizioni, nel nostro paese, il ricorso alla legge 194 non può considerarsi una manifestazione di libertà, ma una decisione cui le donne sono generalmente costrette dalla necessità.
Per questo mettere sotto accusa le donne che vi fanno ricorso è, dal punto di vista etico, insopportabile.

La proposta del ministro Storace di istituire una commissione d'indagine sul funzionamento della legge 194, proposta fatta proprio dall'Udc e già presentata alla Camera dei deputati, appare, nel migliore dei casi, incomprensibile.
L'applicazione della legge infatti viene già monitorata anno per anno da ben due ministeri, quello della Sanità e quello della Giustizia per la parte che si riferisce alle minorenni.
Sappiamo tutto sulle donne che fanno ricorso alla 194: l'età, la condizione familiare e professionale, la loro distribuzione regionale, la presenza di minorenni, di nubili e di sposate, l'incidenza delle immigrate (che nell'ultimo anno ammonta al 25% del totale).

Non si capisce dunque cosa dovrebbe accertare questa nuova indagine parlamentare. Il grande clamore che attorno a questa iniziativa è stato sollevato dallo stesso ministro della Sanità la fa apparire in realtà come un puro strumento propagandistico.
Con due obiettivi: acquisire allo stesso ministro il consenso di una parte almeno del mondo cattolico e rivedere in senso restrittivo e autoritario la legge 194 (che, ricordiamolo, ha abolito la piaga della clandestinità e ha ridotto del 50% il numero degli aborti nel corso degli ultimi anni).
Siamo alla fine della legislatura e non sappiamo se l'iniziativa dell'onorevole Storace e dell'Udc andrà in porto.
Ma un primo risultato, comunque, l'annuncio della nuova indagine lo ha raggiunto mettendo sotto accusa solo le donne che fanno ricorso alla 194 ma anche, e forse in primo luogo, i medici che lavorano nei consultori e autorizzano l'aborto.
Sorprende che da parte di questi non si sia avuta finora coscienza dell'offesa che una tale iniziativa del ministro apporta alla loro attività e coscienza professionale.

un articolo di Miriam Mafai apparso su La Repubblica del 23/11/2005, riguardo la proposta del ministro della Sanità:

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Un blog di: maschiosiculo1961
Data di creazione: 19/08/2005
 
 
 

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