"Era il corpo di una donna alta e slanciata, vestita da un abito lungo da sera, ai piedi delle scarpe di pelle nera, scollate e con dei tacchi vertiginosi.Si guardò le braccia, nude, ben fatte, esili e con dei polsi sottili intorno ai quali spiccavano bracciali d’oro.Si toccò il viso, un ovale perfetto, liscio, morbido, con lunghi capelli neri che le scivolavano sulle spalle.Le sue mani corsero sui fianchi e con un movimento lento e timoroso avanzarono verso il seno.Si fermò, quasi che non volesse violare questo corpo di donna.Poi rise, con un riso sguaiato, di chi sta per precipitare in una sorta di limbo buio e putrescente. Il riso sguaiato di chi ha perso il contatto con la realtà. Quel riso sguaiato di cui risuonano i corridoi delle cliniche psichiatriche.Non aveva nulla da temere, era suo quel corpo di femmina che così vogliosamente le sue mani accarezzavano. Non stava violando l’intimità di nessuna donna. Stava solo cercando di scoprire se stesso, il suo nuovo corpo.E le sue mani si precipitarono sulle mammelle che debordavano dalla scollatura del vestito di seta nera, le strizzarono fino a fargli provare dolore, le soppesarono, per saggiarne la consistenza e la grandezza.E continuò a ridere di quel riso sguaiato. Gridò ancora. Gridò il suo nome. “Fernando, io sono Fernando”… e poi ancora “Fernando dove sei andato… non sai cosa ti perdi… ho qui tra le mani una femmina meravigliosa. Fernando, torna qui”.E rise e rise fino a che colpi di tosse non lo soffocarono."(da La bottega delle cose impossibili)
FERNANDO
"Era il corpo di una donna alta e slanciata, vestita da un abito lungo da sera, ai piedi delle scarpe di pelle nera, scollate e con dei tacchi vertiginosi.Si guardò le braccia, nude, ben fatte, esili e con dei polsi sottili intorno ai quali spiccavano bracciali d’oro.Si toccò il viso, un ovale perfetto, liscio, morbido, con lunghi capelli neri che le scivolavano sulle spalle.Le sue mani corsero sui fianchi e con un movimento lento e timoroso avanzarono verso il seno.Si fermò, quasi che non volesse violare questo corpo di donna.Poi rise, con un riso sguaiato, di chi sta per precipitare in una sorta di limbo buio e putrescente. Il riso sguaiato di chi ha perso il contatto con la realtà. Quel riso sguaiato di cui risuonano i corridoi delle cliniche psichiatriche.Non aveva nulla da temere, era suo quel corpo di femmina che così vogliosamente le sue mani accarezzavano. Non stava violando l’intimità di nessuna donna. Stava solo cercando di scoprire se stesso, il suo nuovo corpo.E le sue mani si precipitarono sulle mammelle che debordavano dalla scollatura del vestito di seta nera, le strizzarono fino a fargli provare dolore, le soppesarono, per saggiarne la consistenza e la grandezza.E continuò a ridere di quel riso sguaiato. Gridò ancora. Gridò il suo nome. “Fernando, io sono Fernando”… e poi ancora “Fernando dove sei andato… non sai cosa ti perdi… ho qui tra le mani una femmina meravigliosa. Fernando, torna qui”.E rise e rise fino a che colpi di tosse non lo soffocarono."(da La bottega delle cose impossibili)