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Post n°1 pubblicato il 01 Settembre 2008 da ras151

Non è stato certo l'esordio in campionato che ci aspettavamo: pronti, via e il sogno cullato durante l'estate diventa subito incubo, quell'incubo vissuto la scorsa stagione con prestazioni deprimenti e risultati deludenti a San Siro e che speravamo di poter dimenticare grazie alla campagna acquisti "imponente" e ad un Milan "straordinario" (parole pronunciate da Galliani alla vigilia della partita); invece negli occhi e nella mente dei 60000 accorsi allo stadio per ammirare tanto splendore restano solo antichi difetti (difesa colabrodo e troppi errori in fase conclusiva) e l'amarezza tipica di chi si è sentito promettere molto, salvo poi accorgersi che le promesse rischiano ancora una volta di non essere mantenute. Fortunatamente la delusione è mitigata dalle magie di Ronaldinho (almeno quelle si sono viste...), dalla consapevolezza che siamo solo alla prima di trentotto tappe e c'è tutto il tempo per migliorare e recuperare, visto che mancavano comunque alcuni elementi fondamentali della squadra, come Nesta e Kakà e alcuni giocatori, a cominciare dallo stesso Ronaldinho, non sono certo all'apice della condizione. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che la prestazione della squadra non è stata certo disastrosa: i rossoneri, ispirati dalle giocate di Dinho, hanno costruito una decina di palle gol, equamente divise fra primo e secondo tempo, ma ne hanno trasformate in gol una sola, mentre il Bologna è stato bravissimo a sfruttare al meglio quasi tutte le occasioni che ha avuto, giocando una partita accorta e prudente ma non disdegnando di pungere in avanti con fastidiose ripartenze, che hanno spesso messo in crisi una retroguardia apparsa ancora una volta inadeguata per una squadra che ha ambizioni di primato in campionato. Nessuno avrebbe avuto nulla da dire se il Milan avesse vinto l'incontro, soprattutto nella prima fase delle ripresa, quando ha chiuso il Bologna nella sua area e ha sfiorato ripetutamente il gol del vantaggio, ma questa che potrebbe essere un'attenuante, diventa un'aggravante se si considera che una squadra che vuole arrivare lontano deve vincere partite di questo tipo e non gettare via subito punti preziosi che un giorno potrebbero essere rimpianti. Peccato anche perchè nelle ultime due occasioni in cui il Milan aveva incontrato il Bologna all'esordio stagionale casalingo e aveva vinto la partita (stagioni 1998/1999 e 2003/2004) alla fine era arrivato anche lo scudetto e se è vero che "Non c'è due senza tre", una vittoria contro gli emiliani avrebbe potuto essere di buon auspicio; erano ventidue anni che il Milan non perdeva la prima partita di campionato, ovvero dalla prima stagione dell'era Berlusconi (Milan-Ascoli 0-1 gol di Barbuti) ed è inutile sottolineare e ribadire che ci siamo rimasti male.

Le premesse per la gran festa c'erano tutte: San Siro rinnovato e tirato a lucido con i suoi smaglianti seggiolini nuovi di zecca; il pubblico delle grandi occasioni, radunatosi adorante per la prima esibizione del "nuovo messia rossonero", ovvero Ronaldinho; tanto entusiasmo derivante dal mercato estivo ma anche dalla voglia di riscatto dopo le delusioni della scorsa stagione. La Curva Sud, anch'essa rinnovata nell'aspetto, visto che ha fatto il suo esordio il nuovo striscione CURVA SUD MILANO, fino ad ora utilizzato solo in trasferta in versione più ridotta, ha dedicato cori ed applausi a tutti, nuovi idoli, vecchi "amici" e figliol prodigo compreso; ovviamente il più coccolato è stato Ronaldinho ma non sono mancati cori per Sheva (sono rispuntate le tante bandiere ucraine con il suo nome che erano finite in soffitta e le magliette con il vecchio numero 7, ora sulla schiena di Pato) e per tutti i "reduci" delle scorse stagioni a cominciare dall'immenso capitan Maldini, al suo venticinquesimo campionato in maglia rossonera. Come sempre nelle prime partite, in cui c'è tanta voglia di tifare dopo il riposo estivo, il sostegno alla squadra è stato buono e continuo, anche e soprattutto nei momenti difficili e di sbandamento (dopo i due gol), ma nemmeno ciò è servito per ottenere un risultato positivo che tutti attendevamo. E dire che il Milan è partito forte alla ricerca del gol ma ha mostrato subito qualche impaccio in fase offensiva: due conclusioni deboli di Ronaldinho (una di piede, una di testa), Inzaghi che stranamente litigava con palloni che di solito avrebbe depositato in rete con impareggiabile fiuto del gol; poi, alla prima occasione per il Bologna, la colossale dormita collettiva della difesa rossonera e di Kaladze in particolare, ha spalancato a Di Vaio la via della rete e al Bologna una strada in discesa verso il successo. La reazione è stata buona, con le iniziative di un ottimo Zambrotta, una conclusione del positivo Flamini e l'assist di Ronaldinho per Ambrosini che ha realizzato il gol del pareggio con un colpo di testa imperioso da consumato attaccante. Rinfrancato dal pareggio e trasformato da Ancelotti, che nell'intervallo ha sostituito l'acciaccato Jankulovski con Shevchenko, spostando Flamini sulla linea dei difensori (a destra) e Zambrotta sulla sinistra, il Milan ha iniziato a spron battuto la ripresa, sfruttando proprio la perfetta intesa fra il terzino italiano e Ronaldinho, nata e perfezionatasi nelle scorse due stagioni vissute insieme e spesso sulla stessa fascia a Barcellona. Dalla fascia sinistra sono spiovuti in area palloni invitanti che nessuno ha saputo sfruttare e quando Shevchenko ha sbagliato un gol facile facile da due passi, qualcuno ha cominciato a temere la classica giornata storta che solitamente si conclude in beffa e, infatti, un pareggio che già stava stretto si è trasformato addirittura in sconfitta bruciante quando Valiani ha estratto dal cilindro il tiro della domenica che ha incenerito Abbiati e mandato in fumo i sogni di vittoria dei tifosi rossoneri. Nel finale il Milan non aveva più energie per l'assalto disperato e nemmeno l'innesto del fresco Pato, autore di qualche buono spunto ma anche di errori clamorosi e vistosi, è servito a vivacizzare la manovra. Alla fine tanta delusione in campo e sugli spalti ma nessun fischio o contestazione da parte del pubblico, che ha capito che la squadra ha dato tutto quello che ha in questo momento e che la sconfitta è figlia di errori ma anche di un po' di sfortuna e che a parità di prestazione il risultato avrebbe potuto essere diverso e ben più gratificante.

Alla vigilia della partita mi ero permesso di fare qualche domanda sul futuro del Milan e le prime risposte, purtroppo non tutte incoraggianti, sono puntualmente arrivate: Ronaldinho è ancora lontano dalla forma dei giorni migliori ma ha già mostrato magie degne della sua fama e deliziato il pubblico con tocchi felpati e assist geniali, quindi viene da chiedersi cosa potrà combinare quando avrà recuperato smalto e velocità; Shevchenko è lento, spesso spaesato e poco lucido davanti alla rete, ha corso molto, mostrando impegno e voglia di fare ma la sua condizione generale è "stile Chelsea" e lontana da quella dei tempi d'oro; la difesa mostra ancora lacune e gravi amnesie, che permettono agli avversari di rendersi spesso pericolosi: Maldini ha tentato di chiudere qualche falla con interventi prodigiosi ma nemmeno lui è perfetto e, soprttutto, non può lottare da solo se i compagni di reparto non lo assecondano; il centrocampo, soprattutto nelle ripresa, ha dovuto sopportare e supportare un attacco con due punte e due trequartisti senza scoprire troppo la difesa e ha rischiato spesso di andare fuori giri e fuori fase, come quando il pur positivo Ambrosini si è fatto scappare Valiani in occasione del secondo gol; Abbiati non ha colpe o responsabilità sui gol subiti, ma nemmeno lui sembra essere quel portiere che compie miracoli e regala punti alla squadra; inoltre sembra mancare ancora quell'attaccante di peso, quel centravanti d'area tanto invocato da Ancelotti e da tutti i tifosi all'inizio del mercato e ciò si è visto chiaramente quando i tanti invitanti cross scodellati da Ronaldinho si sono persi sul fondo senza che nessuno riuscisse a deviarli verso la porta e a trasformarli da potenziali pericoli in gol. Insomma la squadra che a qualcuno sembrava perfetta solo poche ore prima (qualunque riferimento ai vertici della società è fortemente voluto...) ha mostrato lacune, difetti e problemi, fortunatamente risolvibili anche con il rientro dei vari Nesta, Kakà e Borriello, l'unico fra le sette punte della rosa ad avere certe caratteristiche di punta d'area di rigore forte anche fisicamente; inoltre la condizione generale di tutti i giocatori non può che migliorare ulteriormente in questi quindici giorni e si spera che alla ripresa del campionato dopo la sosta, il Milan scenda in campo per mostrare finalmente quelle enormi potenzialità che in questo afoso e appiccicoso pomeriggio milanese di fine estate si sono solo intuite, lasciandoci con un po' di amaro in bocca e con la sgradevole sensazione che molti difetti e problemi riscontrati nella scorsa stagione siano tuttora irrisolti.

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