Mobbing.

Mobbing. Una lenta discensa all'inferno. (2)


.......PER I MIEI CLIENTI, SONO "ALL'ESTERO"...Presi la decisione di mettermi in malattia. Il mio medico, dopo aver letto l'impegnativa della psicologa, mi diede 20 giorni di riposo. La stessa sera avvisai il capo, che non mancò di pretendere per telefono la risposta alla sua insistente richiesta di dimissioni, che ancora rifiutai. Mi chiese indietro il cellulare aziendale pretendendo che andassi in ufficio a consegnarlo. La mattina seguente il cellulare era già bloccato, insieme alla mia mail aziendale, interrompendo non solo i miei contatti con l'ufficio ma anche quelli con i miei clienti diretti, cui fu detto successivamente che sarei stato all'estero per un mese e che le mie trattative più importanti le avrebbe seguite il mio responsabile. Venti giorni a casa, una solitudine che mi mangiava dentro, dimagrii 5 kg. Rientrato al lavoro. anche questa volta stessa scena, richiesta di dimissioni questa volta in modo molto violento, al che risposi in maniera decisa e irritata che mi avrebbe dovuto licenziare e che le dimissioni non le avrei mai date.IL POTERE (CONIUGALE) TORNA A COLPIREIl mio capo uscì dall'ufficio sbattendo la porta ma tornò dopo qualche minuto con la moglie, sua socia, che davanti ad un lui, in silenzio e a testa bassa, mi diede l'ennesimo nuovo incarico ed il nuovo orario di lavoro. Passai un mese da incubo in amministrazione, rispondendo al telefono e aprendo la porta sotto la custodia della mia nuova responsabile, che ogni giorno, oltre a darmi direttive contraddittorie, mi rimproverava ogni istante, lamentando di non avere ancora terminato la mansione datami un attimo prima. La mattina iniziava con l'ispezione della mia scrivania e dei miei appunti personali, lasciando in soqquadro la scrivania senza darmi il tempo di mettere in ordine, poiché aveva già pronta la nuova mansione del giorno. Ogni giorno mancavano documenti dalla mia postazione, che puntualmente lei mi richiedeva e puntualmente non trovavo, e che emergevano solo dopo aver messo sottosopra tutti i fascicoli dei contratti. Ciò che più mi pesava non furono tanto le continue umiliazioni davanti ai miei ex colleghi, alcuni formati da me, ma quel nuovo orario di lavoro. Ero l'unico per tutto il mese ad iniziare il lavoro alle 8.30 e a staccare alle 12.30, per poi riprendere alle 15 e smontare alle 19. Una giornata intera al lavoro, considerando il viaggio per mangiare a casa. Tutto questo e anche altro fino al giugno 2008.DI NUOVO AL CALL CENTER: RITORNO ALLE ORIGINI Venni richiamato in ufficio per l'ennesima e umiliante mansione. Call center. L'inizio della mia carriera come operatore telefonico ed ora la fine nella stessa mansione? A fianco a quegli stessi operatori che avevo diretto e formato un anno prima.Inizialmente, in modo molto soft, mi fu richiesto di supportare la responsabile del call center nella formazione e vendite. Esposi da subito i miei dubbi sulla fattibilità del progetto, poiché mi si chiedeva di creare una forza vendita all'interno del call center dove fino a quel momento non vi era traccia di venditori, e sapevo che sarebbe stato impossibile trovarne di nuovi a un mese dalla chiusura natalizia. A quel punto i toni cambiarono, mi fu imposta la nuova mansione per esigenze aziendali e fui costretto ad accettare l'incarico.Ovviamente, già dal giorno dopo, come temevo, ci fu la richiesta di raggiungere obbiettivi impossibili. I primi 10 giorni furono scanditi da incontri giornalieri col capo, che mi lamentava il mancato raggiungimento di quegli assurdi obiettivi.Questo mi portò a una lieve ricaduta fisica, che si tradusse con una settimana di malattia. Rientrato al lavoro, scoprii che il call center era stato ridimensionato, la responsabile licenziata e i venditori riportati alla loro iniziale mansione di telemarketing. Alla mia richiesta di spiegazioni, molto freddamente mi venne risposto che la mia mansione non sarebbe cambiata e che fino alla chiusura di agosto avrei continuato a vendere (da solo). Nessun'altra spiegazione. Il Giovedì di quella stessa settimana il call center chiuse. Io continuai a vendere da solo all'interno della grande sala call center, 200 mq di sala vuota tutta per me.LA MALATTIA: UN DIRITTO NEGATO SOLO A ME Rientrati dalle vacanze la nuova mansione era pronta e studiata tutta per me. Questa volta l'esigenza aziendale richiedeva un responsabile di sala. Proposta che accettai, perché finalmente quella era la mia vera mansione, anche se sapevo che prima o poi si sarebbe ripetuto quello che era successo i mesi precenti. Iniziammo a ottobre ottenendo già ottimi risultati. A novembre i numeri furono ancora più soddisfacenti, con 25 centralini venduti su appuntamenti creati dal call center. A dicembre consolidammo i risultati con 15 centralini e 110 adsl vendute da call center, ottenendo addirittura i complimenti da parte del nostro Marchio. Gennaio non fu da meno, con altri 17 centralini e febbraio con circa 1 ventina; gli appuntamenti totali al giorno furono sempre sopra la media di 20. Tutto bene, insomma, fino a quando, per una forte influenza, rimasi a letto per 5 gg, di cui solo 3 lavorativi. Rientrato al lavoro non mi aspettavo certo un tappetino rosso, ma almeno qualche interessamento sulla mia salute da parte dell'azienda. Mi chiamarono in ufficio per spiegazioni sulle mie assenze; risposi che le spiegazioni le dava tutte il certificato medico, che avevo consegnato a mano perché impossibilitato dalla febbre a 40 e dalle placche in gola ad inviarlo via fax. La risposta del titolare fu del tutto inaspettata. Ricevetti delle minacce verbali da parte della titolare e legale rappresentante dell'azienda. Non potevo permettermi, a suo dire, di avvalermi come da diritto delle malattie, in quanto nell'anno precedente le avevo utilizzate più di tutti gli altri colleghi! Aggiunse che non potevo permettermi di fare ciò che volevo, dimenticando che quelle stesse assenze erano dovute alle loro pressioni e minacce, continuando con altre minacce, come quella di adottare provvedimenti "antipatici nei miei confronti" se non avessi smesso di fare assenze per malattia.L'ORARIO DI LAVORO È "FLESSIBILE": CAMBIA IN CONTINUAZIONE!La mattina seguente mi fecero pervenire in forma scritta il mio nuovo orario di lavoro: 9.30-12.30 e 14.00-18.30, anticipato dunque di mezzora la mattina e posticipato sempre di mezz'ora la sera, con una pausa assurda e antipatica di 1 ora e 1/2 nel bel mezzo. Mi fu motivata la nuova esigenza aziendale in forma scritta, mentre in forma verbale e con toni poco eleganti mi si rimproverò di uscire troppo puntuale la sera dal lavoro. Come se non bastasse, il giorno successivo mi consegnarono una comunicazione dove si faceva presente che il mio contratto era stato variato, da commercio a telecomunicazioni. In tutto questo, nonostante la mia mansione da settembre fosse sempre stata quella del responsabile e coordinatore del call center (nello specifico formazione degli operatori e colloqui di assunzione, gestione e controllo delle performance di sala, creazione degli stessi script commerciali e sperimentazioni delle strategie, gestione dell'agenda dei commerciali esterni, recall di conferme e verifiche degli appuntamenti fissati, referente commerciale per le esigenze dei clienti, assistenza post-vendita e venditore) e avessi ottenuto in tutte le mansioni una produzione eccellente, nella nuova formula contrattuale la mia mansione divenne assistenza clienti di 4° livello: veniva meno la mia originale mansione di supporto organizzativo del reparto vendite e la 14esima fino a quel momento percepita. Per questi motivi e per il ritardo con cui avvenne la comunicazione, inoltre per la totale mancanza di un anticipato confronto sui termini della variazione contrattuale, mi rifiutai di firmare l'accettazione. Non sapevo se avrei continuato a percepire lo stesso stipendio, sia pure suddiviso in 13 mensilità.UNA BUSTA PAGA ARBITRARIAMENTE DECURTATAA marzo presi una giornata libera per recarmi dal sindacato e ottenere spiegazioni sulle anomalie nella mia busta paga. Scoprii che negli ultimi 2-3 mesi mi erano state trattenute ferie mai godute, permessi mai richiesti, giorni non lavorati e ore non lavorate in realtà passate come sempre al lavoro. Soldi che mi sarebbero spettati.Tre giorni dopo portai il mio call center a raggiungere performance record, anche se eravamo abituati ad ottimi risultati ormai da tempo (6/7 mesi). Mi lasciai prendere dall'entusiasmo e inviai una mail al mio datore di lavoro, e in copia al responsabile commerciale: "Anche oggi il call center ha superato ogni record con ben 39 appuntamenti presi e tra questi 28 sim". La risposta del responsabile non si fece attendere, con un: "MITICO!" a caratteri maiuscoli, ma totale indifferenza da parte del capo sia via mail che di persona. Il 1° aprile feci presente al mio responsabile la difficoltà a gestire soprattutto fisicamente i miei orari di lavoro, ribadendo che nelle ultime 2 ore della giornata arrivavo distrutto e a volte anche debilitato per la mole di lavoro. La risposta fu brevissima: "Lo immagino, ma dovresti parlarne con il capo". Obiettai che lo stesso capo già lo sapeva e non era intenzionato a modificare l'orario. In aprile comunicai al responsabile che per Pasqua avrei dovuto richiedere le ferie per il martedì successivo, non avendo trovato aerei disponibili per il rientro dalle vacanze.UNO SCAMBIO DI E-MAIL, MA L'ORARIO NON CAMBIA! Lui si offrì di andare insieme dal capo dopo alcuni giorni. Ma poi fu troppo impegnato e non poté andare con me dal capo per richiedere le ferie. Gli feci presente che sarei andato da solo, ma lui insistette per aspettare al giorno dopo. Quel giorno ero molto stanco, alle 16.00 ebbi un calo di pressione e mi dovetti sedere per 5 minuti. Alle 16.20 inviai una mail pacata al mio capo nella speranza che potesse cambiarmi l'orario: "Scusa P..., dopo l'ultima modifica ai miei orari del mese scorso, la mia giornata lavorativa è aumentata di 2 ore circa e non nego di risentirne fisicamente, specie nelle ultime ore della giornata. Ormai da tempo sono impossibilitato a uscire in orario per la pausa delle 12.30 ma resto, per motivi esclusivamente lavorativi, in ufficio per altri 15/20 minuti, non riuscendo ad usufruire in pieno della mia pausa. Ti posso chiedere di poter riprendere in considerazione per l'ennesima volta l'eventualità di modificare i miei orari di lavoro? Propongo, sempre se dovessi essere d'accordo: 9.15-12.45 e 13.30-18.00. L'orario attuale è 9.00- 12.30/ 14.00-18.30. Grazie, Marco.Il martedì 7/04 ricevetti risposta alla mia mail: "Marco, spiacente ma devo confermarti l'attuale orario di lavoro. Preciso bene sin da ora che in azienda non ti è mai stata fatta richiesta di prolungare la tua presenza presso i locali della stessa, anzi, proprio per evitare di risentirne fisicamente, gradirei che ti attenessi scrupolosamente agli orari concordati, senza mai prolungare il tuo orario di lavoro se non preventivamente concordandolo con me. Cordialità"Peccato che il mio "risentirne fisicamente" non era riferito ai 15/20 minuti in meno di pausa, ma all'aumento di 2 ore della giornata lavorativa...LE FERIE (NEGATE) TRASCORSE IN OSPEDALEIl giovedì successivo, alle 11.30, ricordai al responsabile l'appuntamento dal capo, ma lui rinviò ulteriormente alla pausa pranzo. Alle 12.30 venne da me per informarmi di aver incontrato il capo, di avergli chiesto le sue ferie e di avere accennato anche alle mie, invitandomi ad andare subito nel suo ufficio. Non c'era. Alle 17.30 circa mi recai di nuovo in ufficio dal capo, chiedendo se il responsabile l'avesse informato della mia richiesta e motivandola.Apriti cielo!!! Intanto, a suo dire, nessuno l'aveva informato, poi le ferie "in un'azienda normale si stabiliscono di comune accordo con l'azienda e anticipatamente, ti pare possibile che il giovedì di Pasqua alle 17.30 tu mi chieda le ferie per il martedì? Come ti permetti di pensare una cosa simile? Non credi che sarebbe più opportuno richiedere il venerdì, visto che il martedì è una giornata lavorativa importante? Come puoi abbandonare il call center in un giorno del genere?"iniziai a tentennare non aspettandomi una reazione simile, ma cercando di restare calmo feci presente che avevo informato da tempo il mio responsabile ma questi aveva rinviato giorno dopo giorno la comunicazione alla direzione; inoltre, ero stato obbligato ad acquistare i biglietti in anticipo poiché non c'era disponibilità di voli; che in quanto al martedì dal punto di vista lavorativo non era un giorno importante. Chiesi il perché della reazione violenta e di tanto accanimento nei miei confronti, visti gli ottimi risultati ottenuti dal mio call center, e come mai dopo ogni assenza per malattia, diritto sacrosanto, erano seguite sempre le odiose minacce e il cambio dell'orario di lavoro. A tutto che mi rispose, sempre più alterato, che non erano argomenti in questione in quel momento, aggiungendo che non dovevo permettermi di comprare i biglietti senza consultarlo, e chiudendo il discorso, senza farmi ulteriormente replicare. Li non ci vidi più: dopo le sue performance arroganti e dittatoriali, domandai se mi stesse chiedendo di rinunciare alle vacanze in Sardegna dai miei parenti. Lui annuì e dopo un silenzio di qualche secondo mi invitò a uscire dal suo ufficio, rimandando l'ultima decisione a fine serata e lasciandomi volutamente appeso a un filo, nella più totale disperazione. Ero agitatissimo e alle 18.00, mentre continuavo inutilmente a lavorare, crollai per terra senza sensi; dopo qualche minuto raggiunsi con difficoltà le colleghe nell'ufficio a fianco al call center, alla reception chiesi aiuto e crollai a terra svenuto. L'ambulanza mi portò in ospedale. La stanchezza psicofisica di quel momento e un'accertata ancor più grave gastrite mi costrinse a passare nel riposo più assoluto le vacanze pasquali, più altri 5 giorni lavorativi in malattia.CONCLUSIONE PREVISTA: VENGO LICENZIATOUna settimana dopo Pasqua, alle ore 8.45, entrato in ufficio trovai ad aspettarmi il mio datore di lavoro, il quale, senza nemmeno salutarmi, mi invitò a recarmi nella sala riunioni ancora con addosso il giubbotto. Dopo avermi sarcasticamente fatto presente che questa ennesima malattia mi sarebbe costata cara, ma senza darmi possibilità di ribattere, mi consegnò la busta paga del mese di marzo ed una raccomandata a.r. anticipata v.b.m., in cui c'era scritto: Egregio sig. A...., nel contesto di un generale piano di ristrutturazione, la Direzione aziendale ha deciso di sopprimere in via definitiva il ruolo di supporto alla clientela pre- e post-vendita da lei attualmente ricoperto. La Direzione ha naturalmente valutato la possibilità di utilizzare la professionalità da lei acquisita adibendola ad altre mansioni equivalenti ma, purtroppo, all'interno dell'organigramma aziendale non sono state individuate altre posizioni di lavoro nelle quali lei possa essere utilmente impiegato. Per quanto procede, sia pure con rammarico, ci vediamo costretti a privarci della sua collaborazione con effetto immediato. A far tempo dalla data odierna, pertanto, il suo rapporto di lavoro deve intendersi risolto a tutti gli effetti di legge e di contratto, con esonero dal preavviso e sostituzione dell'indennità relativa. Il pagamento delle competenze di fine rapporto avverrà con le seguenti modalità...Distinti saluti,La Direzione.Disegno persecutorio riuscito.Milanoss