diario di viaggio

Francesco II di Borbone


«Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria... i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni. ...ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento. Ho creduto di buona fede che il Re di Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico... non avrebbe rotto tutti i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra... Le finanze un tempo così floride sono competamente rovinate: l'Amministrazione è un caos: la sicurezza individuale non esiste... le prigioni sono piene di sospetti... in vece di libertà lo stato d'assedio regna nelle province... la legge marziale... la fucilazione istantanea per tutti quelli fra i miei sudditi che non s'inchinino alla bandiera di Sardegna... E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero, mi ritirerò con la coscienza sana... farò i più fervidi voti diprosperità della mia patria, per le felicità di questi Popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.»