MILK

L'ira dei giornalisti contro Sean Penn


Attore sublime, pessimo giornalista. È inoppugnabile il verdetto dei media americani, indignati al limite dell' insulto per un recente articolo di ben 13 pagine intitolato «Conversazione con Chávez e Castro», firmato da Sean Penn sul settimanale della sinistra americana The Nation. Fresco del suo recente tour politico tra Venezuela e Cuba con il polemista inglese Christopher Hitchens, l' attore premio Oscar per Mystic River e probabilmente prossimo premio Oscar per Milk, è stato ricevuto dai due leader, incontrando per ben sette ore all' Avana Raúl Castro.“Il problema è che tu non sei affatto un giornalista”, l' accusa risentito Roger Cohen, redattore di punta del New York Times e dell' International Herald Tribune, che nella sua rubrica d' inizio anno si scaglia contro «la pessima prosa sdilinquente e delirante» di Penn. Reo di aver dato per ore il microfono alla propaganda antioccidentale e antiamericana di Raúl, senza prendersi la briga di porgli almeno una domanda scomoda. Come Cohen, anche George Packer non riesce sul New Yorker a credere che quello sia lo stesso Penn protagonista di uno dei film più importanti e appassionati del decennio: Milk di Gus Van Sant. “In Milk, Penn conferma di essere il più grande attore della sua generazione - sostiene Packer -, nel monologo di Raúl, al contrario, si rivela un semplice stenografo di dittatori”. Ma il più arrabbiato di tutti è James Kirchick, editor della prestigiosa New Republic che dalle pagine di The Advocate, mensile storico dei gay americani, l' accusa di tradimento e ambiguità morale. “Nella Cuba dei Castro i gay finivano in campi di concentramento dove venivano uccisi per le loro tendenze controrivoluzionarie”, scrive Kirchick. “Anche se l' omosessualità a Cuba non è più un crimine - aggiunge -, il regime oggi continua a bandire le organizzazioni gay». «Nella Cuba dei fratelli Castro - gli fa eco Cohen - l' attivismo di Milk sarebbe impossibile”. Le continue invasioni di campo (le velleità giornalistiche di Penn risalgono alla sua famosa trasferta in Iraq nel 2002, per intervistare membri del regime baathista) non vanno giù alle grandi firme che l' accusano di disprezzo verso la nostra professione.