MILK

Un perfetto contesto d'epoca


Nei casi di biopic basati su vicende vere, è uso compiacersi se il regista non fa il santino del protagonista. In Milk, però, c'è parechio di più. Van Sant immerge lo spettatore in un perfetto contesto d'epoca, mischiando la pellicola nuova (trattata con colori anni '70, alla Woodstock) a riprese di repertorio, con l'aggiunta di idee originali: come lo split-screen, il mosaico visivo che suddivide lo schermo in tanti piccoli schermi, a restituire il corrispondente visivo del passaparola. Altro merito, quello di non enfatizzare o additare troppo gli elementi già forti del film: come la trasformazione della politica in spettacolo, per la quale gli anni 70 furono decisivi, o una sorta di fatalismo drammatico implicito negli eventi (alcuni degli amanti di Milk si tolsero la vita). Saggiamente, il regista sceglie la via del dramma a freddo, mentre delega l'implicita essenza melodrammatica alle note di Tosca, opera molto amata dall'attivista. Quanto a Penn, si cala nel personaggio con l'intensità dolente degli studenti del metodo Actor's Studio, tirando fuori la parte femminile che è in lui, come in ciascun uomo.Roberto Nepoti