In Loving MemoryOggi è stata una triste, triste giornata, a casa mia.Nel primo pomeriggio, rispondo al telefono, e trovo dall'altra parte la segretaria del Prof. Pancheri, lo psichiatra di Roma che da quasi due anni ha in cura mio fratello.Sento una voce strana, una profonda tristezza, ma, mentre mi dice che l'appuntamento preso sei mesi fa per il prossimo 11 settembre, è annullato, non riesco a pensare a niente di più grave che un'improvvisa, seppur sgradita, malattia del Professore."Purtroppo, il Professore è venuto a mancare..."Silenzio.Dieci, lunghissimi secondi di silenzio.Gli occhi che si riempiono di lacrime, la voce che viene a mancare perchè tutta l'aria del mondo sembra essere uscita da me per fuggire lontano.L'Uomo che ha Salvato mio fratello...L'Uomo a cui dobbiamo tutta la nostra Felicità...L'Uomo che, in pochi minuti, è riuscito in quello in cui grandi dottoroni di mezz'Italia avevano fallito...La segretaria - quella più giovane, alla quale, lo scorso natale, Ciccio aveva stampato un bel bacio sulla guancia, facendo ridere il Prof come un matto - era turbata, sentivo benissimo che voleva che la telefonata fosse il più rapida e concisa possibile.Chiedo quando, chiedo come...Mi spiega che, in ogni caso, nello studio rimangono i due collaboratori, al fianco di Pancheri da vent'anni, stessa scuola di studi, stessa specializzazione e che, se mai ne dovessimo aver bisogno, possiamo rivolgerci a loro per qualsiasi cosa.Chiudo il telefono.E mi sento Male, Davvero Male. Mi torna in mente quel giorno di un inverno già lontanissimo, nei miei ricordi, in cui fuori pioveva a dirotto - quando io, papà e Ciccio siamo entrati nel suo studio dopo quasi due ore di attesa, circondati dal comfort di un ambiente raffinato e dalle mille gentilezze delle sue segretarie.Eravamo stanchi, stanchissimi, io e papà - come da due anni a quella parte, come da quel maledetto 27 dicembre in cui il cervello di mio fratello aveva deciso di andarsene per i fatti suoi, in mondi sconosciuti e lontanissimi. Come mamma, rimasta in sala di attesa, come Paolo, come chiunque altro fosse intorno alla mia famiglia.Entriamo, ed io mi sento improvvisamente piccolissima e bambina, mentre mi guardo intorno con gli occhi spalancati, cercando di assaporare ogni più piccolo particolare di quel caos...: la stanza è piuttosto piccolina ed un'enorme quantità di oggetti di ogni tipo annullano la possibilità di trovare un solo spazio libero. Due pareti completamente occupate da
Post N° 673
In Loving MemoryOggi è stata una triste, triste giornata, a casa mia.Nel primo pomeriggio, rispondo al telefono, e trovo dall'altra parte la segretaria del Prof. Pancheri, lo psichiatra di Roma che da quasi due anni ha in cura mio fratello.Sento una voce strana, una profonda tristezza, ma, mentre mi dice che l'appuntamento preso sei mesi fa per il prossimo 11 settembre, è annullato, non riesco a pensare a niente di più grave che un'improvvisa, seppur sgradita, malattia del Professore."Purtroppo, il Professore è venuto a mancare..."Silenzio.Dieci, lunghissimi secondi di silenzio.Gli occhi che si riempiono di lacrime, la voce che viene a mancare perchè tutta l'aria del mondo sembra essere uscita da me per fuggire lontano.L'Uomo che ha Salvato mio fratello...L'Uomo a cui dobbiamo tutta la nostra Felicità...L'Uomo che, in pochi minuti, è riuscito in quello in cui grandi dottoroni di mezz'Italia avevano fallito...La segretaria - quella più giovane, alla quale, lo scorso natale, Ciccio aveva stampato un bel bacio sulla guancia, facendo ridere il Prof come un matto - era turbata, sentivo benissimo che voleva che la telefonata fosse il più rapida e concisa possibile.Chiedo quando, chiedo come...Mi spiega che, in ogni caso, nello studio rimangono i due collaboratori, al fianco di Pancheri da vent'anni, stessa scuola di studi, stessa specializzazione e che, se mai ne dovessimo aver bisogno, possiamo rivolgerci a loro per qualsiasi cosa.Chiudo il telefono.E mi sento Male, Davvero Male. Mi torna in mente quel giorno di un inverno già lontanissimo, nei miei ricordi, in cui fuori pioveva a dirotto - quando io, papà e Ciccio siamo entrati nel suo studio dopo quasi due ore di attesa, circondati dal comfort di un ambiente raffinato e dalle mille gentilezze delle sue segretarie.Eravamo stanchi, stanchissimi, io e papà - come da due anni a quella parte, come da quel maledetto 27 dicembre in cui il cervello di mio fratello aveva deciso di andarsene per i fatti suoi, in mondi sconosciuti e lontanissimi. Come mamma, rimasta in sala di attesa, come Paolo, come chiunque altro fosse intorno alla mia famiglia.Entriamo, ed io mi sento improvvisamente piccolissima e bambina, mentre mi guardo intorno con gli occhi spalancati, cercando di assaporare ogni più piccolo particolare di quel caos...: la stanza è piuttosto piccolina ed un'enorme quantità di oggetti di ogni tipo annullano la possibilità di trovare un solo spazio libero. Due pareti completamente occupate da