Torno subito

Post N° 800


Persone e stuporeMercoledì sera. Pub. Il Jazz Pub, per la precisione. Nostro luogo abituale di frequentazione, da un annetto a questa parte, in quanto trovare parcheggi umanamente accettabili per raggiungere l'Irish Pub, causa infiniti lavori in corso, è diventato pressoché impossibile.Comunque, dicevo: Jazz Pub. Io, Paolo, Ale & Ste.Solita situazione, solito Noi, tante chiacchiere per rimetterci a pari l'un l'altro di tutte le piccole cose accadute in una lunghissima settimana di non-frequentazione.So che può sembrare ridicolo, ma una settimana senza vederci a me sembra sempre un'eternità.Ricordo che l'anno scorso...no, l'anno prima, il giorno dopo essere partita per tre giorni di vacanza con Paolo, li ho chiamati dicendo a lui "Fammeli chiamare, che è da mo' che non li sento..." per poi rendermi conto che ci eravamo visti il giorno prima della partenza.Un tavolo, bicchieri tra succhi di frutta e birre.Poi, un gruppetto di persone che entra in sala.Visi conosciuti. E quasi dimenticati. Più che altro, accantonati nella memoria, fra quelli delle persone una volta magari anche importanti ed ora non più. Solo una presenza immediatamente gradita, quella del vecchio - ;)) - Willy Wonka amerino, con cui incrocio uno sguardo che emana sgomento, un velo di divertimento, una sfumatura di panico...Ma scappare non si può, e comunque non avrebbe senso...siamo fra adulti, ormai, e certe cose si dovrebbero saper gestire con un certo savoir-faire.M.&M. Lui&lei. Siamo usciti regolarmente insieme tutti i sabato sera per tre, forse anche quattro anni.Eravamo amici. C'erano cose che non sempre mi andavano giù, altre che mi divertivano, altre che mi facevano proprio uscire dai gangheri, altre che mi piacevano e basta.Ho cominciato ad uscire con loro più o meno dopo la maturità.Lei era una compagna di classe, ed amica strettissima, di Pope, con cui condividevo le lezioni di spagnolo, mentre M. seguiva quelle di tedesco.Ma io, Pope, non me l'ero mai filata, prima, e viceversa.Poi, è arrivata la gita a Parigi del 5° anno, le uniche due mie compagne che potevo reputare amiche non erano venute ed io mi ritrovavo un po' raminga a cercare la compagnia delle persone meno insopportabili...Il gruppo era vasto (tre classi più gli accompagnatori, in tutto un'ottantina di persone) ed i risultati...beh, quantomeno discutibili.All'improvviso, del tutto inaspettatamente, mi vedo arrivare nel vagone del treno "queste tre", Pope, M. ed un'altra loro compagna, che mi fanno un discorso del tipo: "Dato che ci sembri una persona simpatica e ci piacerebbe molto conoscerti meglio, ti volevamo proporre di condividere la camera con noi".Rimango giustamente stupita e perplessa: non mi era mai successa una cosa del genere, sicuramente lusinghiera, e non avevo idea di come ci si potesse comportare...In ogni caso, mi trovo costretta a declinare l'invito perchè già impegnata con due mie compagne, ma ho passato quei 5 (per la cronaca: infernali) giorni sempre insieme a loro...Tantisssssssime risate, qualche botta-e-risposta interessante...e si comincia. Così.Due ragazze sotto molti aspetti diversissime da me, ma con cui il tempo era sempre piacevole, leggero ma nel senso buono del termine, cosa che non mi dispiaceva affatto...Non so come spiegarlo senza che possa essere fraintesa, ma la cosa che più mi spingeva verso di loro, era che la vivevo come una sorta di amicizia-senza-impegno...Non mi chiedevano molto, e questa non-costrizione ad un'impegno più serio, mi serviva più di ogni altra cosa al mondo.Con il tempo, i rapporti cominciano a prendere una forma particolare, che poi sarà quella che hanno mantenuto in seguito: la scuola finisce, l'estate ci rigenera, ed ognuna di noi tre sceglie la strada dell'università. Ma M. decide di rimanere a Terni, presso una delle facoltà appena fondate, mentre io e Sara (all'epoca, non ancora Pope ;)) scegliamo Perugia, io Scienze dell'Educazione, lei Giurisprudenza.Inevitabilmente, io e lei andiamo a vivere insieme. Non è questo il momento per parlare del mio rapporto con l'adorato Koalino, per la quale sono dovuta scendere spesso a dolorosissimi compromessi ma di cui, adesso, con il senno di poi, posso dire di non pentirmi.Questo è il momento di parlare di qualcosa di molto meno piacevole.Fin dall'inizio di questa nostra convivenza, mi rendo conto che il nostro rapporto con M. cambia, probabilmente anche a ragione: in fondo, io ero l'ultima arrivata, e nel giro di qualche settimana, ero addirittura andata a vivere con la sua migliore amica...!M. non è una cattiva ragazza, questo non l'ho mai pensato; è, piuttosto, una persona fragilissima, ricoperta di paure e timori che non è, o perlomeno non era, in grado di gestire minimamente.Era capace di passare una bellissima serata con noi per poi, ad esempio, farci una scenata tremenda perchè, secondo lei, ci eravamo disinteressate di alcuni problemini di salute che in quel periodo stava avendo il suo ragazzo, nonché nostro amico. Fu una cosa assurda, con noi che siamo andate fino a casa sua (un bel po' fuori città) per farci urlare contro di tutto, io che me ne sono andata sbattendo la porta per poi essere "riportata" alla base dal suddetto fidanzato, e tutto ciò perchè lei, pur sapendo perfettamente che noi, a lui, lo avevamo debitamente sommerso di sms e chiamate di sostegno, aveva semplicemente deciso che doveva essere arrabbiata con noi. Che poi, di solito, quel "con noi" alla fine si rivelava il 99% delle volte essere un "con Sara". Ovvero: si arrabbiava con lei, se la prendeva con me.Ma noi abbiamo sempre sopportato - a volte a cuor leggero, a volte con l'amaro in bocca - queste sue stranezze, perchè sapeva - verbo bruttissimo, lo so - in qualche modo "ripagarci" di tanto stress con la dolcezza e l'allegria dei suoi momenti migliori.Insomma, tutto procedeva sicuro, tra i suoi alti e bassi, quando, all'improvviso, due anni e mezzo fa, si è improvvisamente allontanata da noi, adducendo come scusante il fatto che stava attraversando quel periodo terribile per qualsiasi studente riassumibile in "sono a tre esami dalla laurea e mi sento un/una fallito/a", per mesi non l'abbiamo più vista...Noi abbiamo sempre cercato di essere presenti al meglio, anche lì con sms e telefonate di incoraggiamento, in cui le chiarivamo, ogni volta, che se avesse avuto voglia di "staccare" noi saremmo state pronte, ecc.Poi, l'estate comincia a volgere al termine, sappiamo che ormai la data della laurea si avvicina, ma lei ci dice chiaramente che non ha intenzione di renderci partecipi di questo suo momento.Siamo amiche, da anni, sei "la nostra amica" che si laurea...e ci tagli fuori? Così? Senza motivo?Deluse ed amareggiate, con Sara non possiamo fare altro che accettare questa sua decisione, e sopportare il peso di un enorme punto interrogativo sopra le nostre teste.Novembre finisce, riusciamo a sapere dal suo ragazzo solo che la laurea c'è stata, ma silenzio assoluto su data e votazione. A dicembre, lei accetta il mio invito a prendere parte ad una sorta di "evento mondano", ed io e Sara decidiamo di farle comunque il nostro regalo.Un regalo voluto, pensato, cercato, tanto quanto il biglietto, in cui esprimevano tutto il nostro orgoglio per il traguardo raggiunto.La sua espressione, quando glielo abbiamo consegnato, è stata più o meno quella che potrebbe avere una persona a cui hai appena preannunciato un attacco di dissenteria.Poi, all'improvviso, circa un mese dopo, mi arriva un'email.Un'email in cui, con un tono tra il folle e l'isterico, mi rovesciava addosso accuse dopo accuse, riguardanti cose che non avevo fatto, comportamenti che non avevo avuto ed altre cose del genere.Ok. Va bene. Non sono una ragazzina, non raccolgo questo genere di provocazioni prendendo fuoco e straparlando, mi fermo, respiro a fondo e mi chiedo:E' vero? Ho veramente fatto queste cose? Ho qualche colpa? Devo scusarmi per qualcosa?No. La risposta è stata sempre, inesorabilemente "No".E allora me ne frego. Me ne frego perchè già da tempo cercavo un distacco da situazioni in cui la loro frequentazione mi aveva posta, me ne frego perchè era lontana anni luce da noi ormai da mesi.Me ne frego.Punto.Dunque, diplomazia e retorica alla mano, le spiego che non ribattevo alla sua decisione e le auguravo tutto il bene possibile. E chi vuol essere lieto, sia.Poi però lei comincia a scrivere a Sara, e fra di loro volano parole grosse. Molto grosse. Troppo, per essere due persone che si erano volute un gran bene per anni.E tutto finisce lì. Anni insieme, chiusi con una manciata di parole e una buona parte di insulti.Non me ne struggo, lo ammetto, perchè il legame con l'unica persona per me davvero importante, lì in mezzo, era comunque rimasto saldo, e, per il resto, non ero minimamente intenzionata a correre dietro a nessuno.Trascorrono, così, esattamente due anni.Fino a mercoledì scorso.Fino a questo incontro che neanche a programmarlo.Faccio in modo che Paolo, Ale e Ste se ne vadano, chiedo a M. (lui) se poi mi possono riaccompagnare a casa loro, e mi siedo accanto a lei.Chiacchiere di circostanza.Spolverate di pettegolezzi su conoscenze ed antipatie comuni.Silenzio.Commento - mio - sui ragazzi che giocano a biliardo.Commento - suo - su di lei che a biliardo non sa giocare.Silenzio.Poi, pianta quei suoi occhi scuri nei miei, così, dritti e sicuri, e comincia a parlare...:"Io lo so e lo capisco che questo non è né il luogo né la situazione adatta a fare questo discorso, però è davvero da tanto che sento l'esigenza di dirlo, e...e mi volevo scusare per quello che ho fatto, quello che ho detto, per come mi sono comportata. Ho sbagliato, adesso lo capisco, ma prima no. Adesso sono cresciuta, sono cambiata, ho capito tante cose e, soprattutto, ho capito quanto possa aver sbagliato, quanto mi sia comportata male...mi dispiace, mi dispiace davvero...".Questo. Diretta come un treno. Quasi sobbalzo. Perchè, nella sua voce, non c'è un filo di lamento, non ha affatto l'odore sgradevole del discorso di circostanza, del "va', te lo dico perchè siamo l'una di fronte all'altra"...No. E' chiara, sincera, diretta.Fare lo stesso, mi sembra il minimo."Sì, in effetti hai sbagliato. E TANTO."Parliamo. Più che a lungo, intensamente.Quando ci salutiamo, a me sembra di sentire ancora quella scarica elettrica che mi aveva attraversata per la sorpresa.Quando ci salutiamo, lo faccio con un "Beh, ragazzi...Una sera fatevi vivi, almeno stiamo un po' insieme...M., io aspetto un messaggio, eh!" che mi esce sincero, ponderato ma al tempo stesso spontaneo.A chiedere scusa ci vuole un coraggio immenso.A chiedere scusa guardando negli occhi una come me, immagino ce ne voglia anche di più, almeno per come mi hanno sempre conosciuta loro.A chiedere scusa e a spiegare il perchè, di quelle scuse, ci vogliono proprio le palle.A scoprire una persona a cui ho comunque voluto molto bene, dotata di tali attributi, è stato un grande piacere...