Storie di un giorno

(We’ve Lost) Control


Non sarò mai bravo e/o brillante come questa mia amica, nel raccontare i film, ma ci provo. Diciamo che ci metto del mio. Control racconta la vita di Ian Curtis, cantante dei Joy Division, morto suicida nel maggio del 1980 all’età di 23 anni.L’approfondita (?) critica di Repubblica dice che non è un film “santino” di Curtis. Aggiungerei che è un “santino” della vedova, signora Deborah Curtis, che ha scritto la biografia dalla quale il film è stato tratto e che ha peraltro coprodotto (così è stata rassicurata circa l'esito finale del prodotto).In breve: Ian inizia la carriera, di giorno lavora e la sera suona, è epilettico, si costruisce una relazione extraconiugale grazie alla quale distrugge la propria famiglia (questa storia non mi è nuova, devo ammettere). La moglie torna a casa e lo ritrova impiccato alla barra dello stendipanni domestico.Control è diretto da Anton Corbijn, regista di videoclip e fotografo di rockstar et similia. E’ girato in un bianco e nero molto gradevole, la fotografia è estremamente piacevole, la storia forse troppo allungata. Si cita Wordsworth (un poeta romantico inglese, per i non addetti), si ascolta buona musica. E la storia? Fedele, per quanto si è sempre letto, alla realtà. Un po’ allungata rispetto alla fattispecie degli eventi da raccontare. Che sono pochi, veramente pochi, seppure essenziali. Ed esistenziali.E Santa Deborah a dominare il proscenio dei buoni sentimenti. Perché sempre la “famosa” recensione di cui sopra parla di un Curtis così sensibile da essere scorticato vivo dalla vita. Ma nel film si vede un uomo sensibile al proprio arricchimento emotivo (niente di venale, ovviamente).Forse due letture estreme di una medietà semplicemente troppo razionale e al contempo appassionata per questo mondo. Con tutto l’amore possibile per il compianto Ian.