Creato da gianlucagian69 il 20/09/2008
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« (We’ve Lost) ControlREDUCE »

Memento

Post n°22 pubblicato il 03 Novembre 2008 da gianlucagian69
 

Ogni giorno, per molti giorni, le stesse cose.

L’automobile parcheggiata mille volte entro lo stesso raggio di cinquanta metri.

Le posizioni per guardarsi – le stesse, ripetute come si ripetono i saluti alle persone care – al tavolo di un bar, al ristorante, in auto, o altrove, in altri luoghi, o anche in piedi davanti al cancello, quando non era mai troppo tardi perché il buio sopraggiungesse, perché uno dei due (sempre lo stesso) se ne andasse, forse tornando il giorno dopo, o forse rimanendo un momento di un soggiorno non si sa quanto lungo.

Grazia, felice,

Non avresti potuto non spezzarti

In una cecità tanto indurita

Tu semplice soffio e cristallo,

Troppo umano lampo per l'empio,

Selvoso, accanito, ronzante

Ruggito d'un sole d'ignudo.

(Tu ti spezzasti, G.Ungaretti)

Spezzando non solo te – ma costringendo altri ed altrove a raccogliere i momenti sparsi e accantonati da mani ignote ed impietose negli angoli quasi tutti di un solo quartiere – stretto vivo popoloso e che ignora ciò che è giusto ignorare, almeno per i più.

E trascinando in quella cecità l’azione del tuo quotidiano ipotetico divenire.

Raccogliendo – spazzando via – la fila al supermercato come la cena all’aperto, il bacio davanti alla zingara benedicente come gli sguardi rubati durante una passeggiata.

L’inutile albergo e le scale ripide percorse di nascosto, quasi nella vergogna.

Tutte le cose stanno. Ed ogni azione riporta con violenta fatica al perché dell’azione stessa.

Tutto rimane fermo ed inespresso in un silenzio che non ha ragioni, né intimità con il pensiero. Così posso – ragionevolmente – riandare con la memoria alla mia personale liturgia, e tornare a quel bar, e a quella pizzeria. Da solo, stavolta.

Tutti e due, a un tavolino, si guardano in faccia

nella sera, e i passanti non cessano mai.

Ogni tanto un colore più gaio li distrae.

Ogni tanto lui pensa all'inutile giorno

di riposo, trascorso a inseguire costei,

che è felice di stargli vicina e guardarlo negli occhi.

Se le tocca col piede la gamba, sa bene

che si danno a vicenda uno sguardo sorpreso

e un sorriso, e la donna è felice. Altre donne che passano

non lo guardano in faccia, ma almeno si spogliano

con un uomo stanotte. O che forse ogni donna

ama solo chi perde il suo tempo per nulla.

(Lavorare stanca, C. Pavese)

Così fu, per la stagione di una sera.

Commenti al Post:
Nuvolosa277
Nuvolosa277 il 11/11/08 alle 20:06 via WEB
A volte ritorno. E se ritorno passo. E se passo non posso non lasciare un abbraccio!
 
 
gianlucagian69
gianlucagian69 il 11/11/08 alle 22:20 via WEB
Graditissimo saluto. Buona serata.
 
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