sous le ciel de ...

AU THÉÂTRE


Domenico di Michelino, 1465 "In Paradiso, con chi va?""Con Beatrice.""Perché?""Perché poi si sposano."Spiega la ragazza al ragazzo seduto accanto a me. Il teatro è gremito di scolaresche di ogni ordine, grado e, aggiungerei, statuto vista la presenza in platea di due monache. Durante l’intervallo, sui gradini, inciampando nella tunica a campana, una delle due è finita a terra, ma prima di arrestarsi contro la barriera dell’orchestra, è rotolata come un enorme gomitolo bianco, inseguita nella discesa da un coro di “ooohhhhhhh” prima che l’altra sorella e alcuni spettatori le si precipitassero sopra per accertarsi che non si fosse rotta nulla. Il ragazzo è di 5^, alto e magro, capelli corti, jeans blu e camicia bianca. Dice di aver riconosciuto nell’uomo dal volto incipriato e spettrale, che si porta alla bocca una ciotola dalla quale esce un liquido rosso che cola ai lati delle guance e si versa purpureo sul petto bianco, il Conte Ugolino. La ragazza è una compagna di classe. Sembra più piccola di lui, indossa un maxi-pull bordeaux, dei fuseaux prugna e delle ballerine vinaccio, il viso è incorniciato da due gigantesche lenti dalla montatura nera, i capelli sciolti e fluenti. È certa che quei due distesi sulla tomba posta al centro della scena, circondati da corpi intrecciati e abbracciati, siano Paolo e Francesca perché “lei canta il verso di Venditti: Amor, ch'a nullo amato amar perdona.” Mentre sulla scena, percorrendo il perimetro del palco in fila indiana, si avviano verso l’uscita coloro destinati a rimanere in Purgatorio, tra fumi, luci psichedeliche e musiche assordanti, mi sento chiamare: "Meno male che ci ha accompagnati lei, perché se fosse venuta quella di matematica, ci avrebbe costretti a recitare il rosario!"In quale momento del "cammin di (vostra) vita" vi trovate? E come immaginate l’Inferno?